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Mons. Galantino: “Necessario arginare l’epidemia della corruzione”

“Va bene l’azione repressiva, vanno bene regole sempre meno permissive che valgano però per tutti; regole che devono essere accompagnate dalla volontà chiara di invertire la rotta segnata dai tanti, troppi furbi che hanno occupato o che forse continuano a occupare posizioni chiave. Illudersi però che tutto questo basti, non serve a nessuno”. Lo ha detto il segretario generale della Cei mons. Nunzio Galantino intervenendo alla tavola rotonda “Da mani pulite a Cantone. Il valore delle regole” a Palazzo Giustiniani. “Un argine – ha aggiunto – all’epidemia di corruzione, perché di epidemia sempre più invasiva purtroppo si tratta, può essere frutto solo di un’azione concordata e coordinata”.

“Ritengo che se si vuole interrompere il proliferare di cleptocrati, accanto all’orizzonte legislativo e giudiziario, bisogna attivare percorsi formativi esigenti – ha spiegato l’arcivescovo -. Non è credibile e quindi non educa chi fa fatica o non vuole abbandonare privilegi, dai più piccoli ai più vistosi e costosi. Non è credibile e quindi non educa chi cerca alleanze dalle quali ricavare benefici, esenzioni e privilegi. Non è credibile e non contribuisce a convertire i cuori corrotti chi continua ad approfittare della sua posizione per percorrere comode scorciatoie, per raccomandare a prescindere dalle regole e del merito. C’è bisogno quindi di integrare e accompagnare l’azione di repressione della corruzione con un impegno fortemente culturale; ricordando l’altissimo tasso di pericolosità che interessa la corruzione dell’intelligenza, della volontà e del cuore”.

Mons. Galantino si è soffermato anche sui dati forniti dall’Istat sulla povertà e sulla questione migranti. “Mi piacerebbe che questi numeri incredibili sulla povertà riuscissero a smuovere le coscienze e le agende. Questo scarto enorme di poveri non può essere lasciato ai margini” ha affermato il prelato. “Legare immigrati e poveri è importante perché sono scarti entrambi, metterli in contrapposizione vuol dire invece continuare ad alimentare una guerra tra poveri e le guerre tra poveri servono soltanto ai furbi”.

“L’espressione ‘aiutiamoli a casa loro‘ è un refrain troppo frequente che non aiuta a capire veramente il problema. Meglio dire ‘liberi di partire, liberi di restare’, tenere conto della libertà che hanno gli uomini di partire e anche di restare” ha poi spiegato Galantino, riferendosi alla campagna lanciata dalla Cei: “Aiutiamoli a casa loro è troppo generico, bisogna capire con quali mezzi, quali strumenti. Le persone se vogliono restare devono essere messe in condizione di farlo“.

Andrea Acali

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