La Santa Sede esorta a rinnovare i meccanismi di riduzione degli armamenti e ad arrivare alla totale eliminazione delle armi atomiche. Riportiamo la dichiarazione all’ONU dall’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, pubblicata da L’Osservatore Romano.
In un momento in cui «il rischio di una guerra nucleare diventa nuovamente una realtà» e quando la comunità internazionale si è mossa «nella direzione sbagliata, scartando importanti trattati sul controllo degli armamenti, sul disarmo e sulla trasparenza», la Santa Sede esorta a «non risparmiare alcuno sforzo per invertire» la spirale negativa in atto, a rinnovare «i meccanismi di riduzione degli armamenti» e ad arrivare alla «totale» eliminazione delle armi atomiche. È quanto evidenziato dall’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in una dichiarazione resa ieri all’Onu di New York sul tema delle armi nucleari nell’ambito della settantottesima sessione dell’Assemblea generale.
Nell’esprimere rammarico per i mancati obiettivi registrati in materia, il nunzio apostolico ha ricordato la responsabilità che la Carta dell’Onu attribuisce agli Stati membri nel preservare la pace, una responsabilità che — ha sottolineato — «deve estendersi all’eliminazione delle armi nucleari, date le loro catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali».
Nel richiamare un dialogo «diretto al bene comune», come auspicato dal Papa, monsignor Caccia ha rinnovato l’«inequivocabile condanna» della Santa Sede per quella «retorica» di minaccia dell’uso di armi atomiche, capace di aumentare le tensioni e accrescere il rischio di un utilizzo «sia intenzionale sia non intenzionale», ponendo l’umanità «sull’orlo della catastrofe».
Nell’attesa della convocazione della seconda riunione degli Stati parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, l’esortazione è stata a «lavorare per un mondo libero dalle armi nucleari», un impegno che «non lascia spazio» a tale retorica, né ai «test sugli esplosivi nucleari».
Fonte: Osservatore Romano
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