“Negli anni di servizio diplomatico ho visto come si può lavorare assieme, per i diritti umani, negoziando situazioni difficili per evitare conflitti sanguinosi e creando le premesse per uno sviluppo equo nei paesi più poveri”.
È l’esperienza raccontata ieri da mons. Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico e membro del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, intervenuto all’incontro “Al di là dei muri” al Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione.
“Su questi temi – ha spiegato il nunzio riportato dal Sir – ci si può trovare assieme e convergere, anche su progetti operativi molto efficaci. Ma – avverte – poi si arriva a un punto dove il cammino si interrompe. È il momento in cui si mette sul tavolo la possibilità di un discorso religioso”, ha spiegato l’arcivescovo.
“Allora ci si chiede: questo muro psicologico è un falso pudore che blocca il coraggio di affrontare le intuizioni più profonde della persona? È una cattiva volontà di non affrontare i valori ultimi che diano significato alla nostra vita? E infine: questo muro è valicabile?”, conclude con una domanda aperta l’arcivescovo.
Tomasi, 76 anni, è stato nunzio apostolico in Etiopia ed Eritrea e delegato apostolico a Gibuti nonché osservatore permanente della Santa Sede presso le Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni specializzate a Ginevra e l’Organizzazione mondiale del commercio durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Dal 2011 al 2016 è stato anche rappresentante della Santa Sede presso l’Organizzazione internazionale per le migrazioni.
Il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale è stato istituito da papa Francesco il 17 agosto 2016. In questo nuovo organo della Curia romana sono confluite, a partire dal 1º gennaio 2017, le competenze dei pontifici consigli della giustizia e della pace, “Cor Unum”, della pastorale per i migranti e gli itineranti e quello della pastorale per gli operatori sanitari, che sono stati contestualmente soppressi.
Nel motu proprio “Humanam progressionem” il Pontefice spiega la missio del nuovo dicastero: essere “particolarmente competente nelle questioni che riguardano le migrazioni, i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura”.
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