Nel maggio scorso la vittoria del “si” al referendum ha portato all'abrogazione dell'ottavo emendamento della Costituzione determinando la legalizzazione dell'aborto in Irlanda. Dal 1 gennaio 2019 è entrata in vigore la nuova legge che rende possibile l'interruzione gratuita della gravidanza grauitamente in tutte le strutture del servizio sanitario nazionale irlandese.
Nella legge frutto del risultato del referendum non mancano alcune forzature, come una lettura restrittiva dell'obiezione di coscienza, intesa solo a livello individuale. Questo vuol dire che anche gli ospedali cattolici che ricevono sussidi pubblici dovrebbero permettere alle pazienti di abortire. Una decisione contestata dalla Conferenza episcopale nazionale che nel Codice di standard etici per l’assistenza sanitaria si è pronunciata così: “Nessuna struttura sanitaria o professionista dovrebbe fornire o indirizzare un paziente verso un aborto, cioè a qualsiasi procedura, trattamento o farmaco il cui scopo principale o unico effetto immediato è quello di terminare la vita di un feto o di un embrione prima o dopo l’impianto. Tali procedure, trattamenti e farmaci sono moralmente sbagliati perché implicano la diretta e deliberata uccisione o un assalto diretto letale a una vita umana innocente nelle prime fasi dello sviluppo”.
Un nuovo ostacolo, ora, sembra presentarsi per la piena applicazione della legge fortemente sostenuta dal premier Leo Varadkar: come riporta il quotidiano “The Irish Catholic”, l'alta percentuale di medici d'origine africana e mediorientale nei reparti di maternità degli ospedali di periferia potrebbe far aumentare il numero delle obiezioni di coscienza. Infatti, la maggior parte di costoro professa la fede islamica e potrebbe esercitare l'obiezione di coscienza per non collaborare ad un'interruzione di gravidanza.
Ali Selim, portavoce del Centro per la cultura islamica di Dublino, ha spiegato a “The Irish Catholic” che l'aborto è inaccettabile per i musulmani, tranne nei casi di estremo bisogno: “Nell'Islam l'aborto è il danno minore, condotto solo per salvare la vita della madre se tutte le altre opzioni si rivelassero inutili”, dal momento che “la vita è un dono di Dio“. In base ai numeri pubblicati da Medical Council nel 2016, risulta che due medici su cinque abilitati a lavorare in Irlanda si sono formati all'estero: Pakistan e Sudan sono i Paesi da cui provengono i medici più qualificati a livello internazionale.
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