Da anni ormai in India i partiti nazionalisti inseguono il consenso degli integralisti indù. Una delle conseguenze piú evidenti sta nel cambiamento diffuso di nomi delle città e della loro toponomastica. E' successo recentemente ad Allahabad, nella regione dell'Uttar Pradesh, che a partire dalla metà di ottobre ha preso il nome di Prayagraj.
La vecchia denominazione, secondo l'amministrazione locale guidata dal partito nazionalista del Bharatiya Janata Party, non andava più bene in quanto “troppo islamica”. Yogi Adityanath, leader del movimento estremista, è noto in tutto il Paese per i suoi continui e frequenti attacchi nei confronti delle minoranze religiose, cristiani inclusi.
Il cambio del nome calpesta l'identità dell'antica Ilahabas e tradisce le radici della comunità che vi vive. Allahabad era stato scelto infatti durante l'occupazione britannica proprio con l'intento di ricalcare la profonda e duratura collaborazione tra induisti e mussulmani che ha sempre animato la comunità cittadina. Da parte loro, una parte degli abitanti difendono la decisione del governo: è il caso di Rajesh Bharadwajai, brahmano induista, che ha sostenuto: “Prayagraj è parte della nostra cultura e identità. È il nostro modo di dire al mondo che proveniamo dal luogo sacro di Prayag. Non si tratta di religione; questa è la nostra usanza Nessuno ci ha insegnato a salutarci così, eppure lo facciamo. Per noi, non c'è stato alcun cambiamento. Abbiamo sempre chiamato quest'area come Prayagraj. Ora, anche il governo inizierà a farlo”.
Ma la scelta dell'amministrazione comunale ha trovato anche degli oppositori tra la popolazione locale: pochi giorni fa, Shiv Yadav, un lavoratore originario della zona, è stato arrestato per aver sventolato una bandiera nera di fronte a Yogi Adityanath in segno di protesta contro il piano di ridenominazione. Quella del leader nazionalista è stata una decisione pensata da tempo: si tratta probabilmente di una mossa politica indirizzata ad attirare voti della parte più integralista dell'elettorato in vista delle imminenti elezioni del 2019. E la pratica sembra poter essere utilizzata in futuro, sempre a scopi politici, per altre città indiane.
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