Si registrano effetti positivi della visita di Papa Francesco in Iraq. Nel paese mediorientale i cristiani soffrono antiche discriminazioni. Tra diritti negati e palesi persecuzioni. Ora, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides, un comitato inter-ministeriale ha ricevuto un incarico dal governo iracheno. Quello di lavorare alla realizzazione di suggerimenti e proposte emerse durante la visita papale in Iraq.
Da anni la piaga sociale della sottrazione illegale delle case dei cristiani ha preso piede in Iraq. Grazie a connivenze e coperture. Funzionari corrotti e disonesti si mettono a servizio di singoli impostori. E di gruppi organizzati di truffatori. Il furto “legalizzato” delle proprietà delle famiglie cristiane è strettamente collegato all’esodo di massa dei cristiani iracheni. Seguito degli interventi militari a guida Usa per abbattere il regime di Saddam Hussein. Tanti truffatori si sono appropriati di case e terreni rimasti incustoditi. Contando sulla facile previsione che nessuno dei proprietari sarebbe tornato a reclamare i propri beni. Fino ad oggi non sono state fornite al Patriarcato caldeo notizie precise e ufficiali. Su avvenute restituzioni ai legittimi proprietari di beni sottratti illegalmente a famiglie cristiane irachene. E non sono state ancora rese note nemmeno eventuali procedure e diposizioni. Messe in atto a tal riguardo dal governo di Baghdad.
Il gruppo di lavoro inter-dicasteriale fa riferimento anche ai colloqui del Pontefice con il presidente iracheno Barham Salih. E con il premier Mustafa al Kadhimi durante la visita papale in Iraq. Da qui le “raccomandazioni” contenute nel dossier analizzato dal comitato governativo. Si punta a suggerire soluzioni a vari problemi. Sicurezza. Sostenibilità economica. E ricostruzione post-bellica. Criticità che pesano in particolare sulla condizione delle comunità cristiane. E su altre componenti sociali. Soprattutto nei governatorati di Ninive e di Baghdad.
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