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Il Papa: “Di fronte alla crisi sacerdotale, tornare nei luoghi della chiamata”

Di fronte alla crisi dell'identità sacerdotale, forse dobbiamo uscire dai luoghi importanti e solenni; dobbiamo tornare ai luoghi in cui siamo stati chiamati, dove era evidente che l'iniziativa e il potere erano di Dio. A volte senza volerlo, senza colpa morale, ci abituiamo a identificare la nostra attività quotidiana di sacerdoti con determinati ritmi, con riunioni e colloqui, dove il posto che occupiamo nella riunione, alla mensa o in aula è gerarchico”. Sono queste le parole che Papa Francesco ha rivolto ai vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati e consacrate, seminaristi, catechisti che ha incontrato nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione, a Maputo, in Mozambico. 

L'incontro

Dopo essere stato accolto, in un clima festoso, con danze e canti, all'interno della cattedrale, Papa Frnacesco ha ascoltato le testimonianze e le problematiche del Paese che gli sono stati sottoposti da tre religiosi: un sacerdote missionario nel nord del Mozambico; una suora missionaria nella zona centrale del Paese e, infine, un catechista.

Le parole del Pontefice

Papa Francesco ha ringraziato per le testimonianze che “parlano dei momenti difficili e delle gravi sfide che vivete, riconoscendo limiti e debolezze, ma anche ammirando la misericordia di Dio”. “Ci piaccia o no, siamo chiamati ad affrontare la relatà così come è – ha detto Papa Francesco – I tempi cambiano e dobbiamo riconoscere che spesso non sappiamo come inserirci nei nuovi scenari; possiamo sognare 'le cipolle d'Egitto', dimenticando che la Terra promessa si trova davanti a noi, non dietro, e in questa nostalgia di tempi passati ci andiamo pietrificando. Mummificando – ha aggiunto a braccio – Un vescovo, un sacerdote, una suora, se sono mummificati non è una cosa buona. Invece di professare una Buona Novella, quello che annunciamo è qualcosa di grigio che non attira e non accende il cuore di nessuno”. 

Maria e Zaccaria a confronto

Nel suo discorso Papa Francesco spiega la differenza di come Zaccaria e Maria vivono il loro rapporto con Dio. I dubbi e la necessità di ricevere spiegazioni, del primo, “stonano” con il sì di Maria che chiede solo di sapere come avverrà tutto ciò che sta per accaderle. “E' estenuante vivere il rapporto con Dio come fa Zaccaria, come un dottore della legge: sempre eseguendo regole, sempre considerando che lo stipendio è proporzionato allo sforzo compiuto, che è merito mio se Dio mi benedice, che la Chiesa ha il dovere di riconoscere le mie virtù e i miei sforzi… Non possiamo correre dietro a ciò che si traduce in benefici personali; le nostre stanchezze devono invece essere piuttosto legate alla nostra capacità di compassione. Sono impegni in cui il nostro cuore è 'mosso' e commosso”.

Ravvivare la chiamata vocazionale

Rinnovare la chiamata significa scegliere, dire di sì e stancarci con ciò che è fecondo agli occhi di Dio, che rende presente, incarna il suo Figlio Gesù. Voglia Iddio che troviamo, in questa salutare stanchezza, la fonte della nostra identità e felicità”, ha detto Papa Francesco, ripetendo l'ultima frase due volte per sottolinearla. “Ravviviamo dunque la nostra chiamata vocazionale, facciamolo in questo magnifico tempio dedicato a Maria, e che il nostro 'sì' generoso magnifichi il Signore e faccia esultare lo spirito del nostro popolo in Dio nostro Salvatore – ha concluso il Pontefice -. E colmi di speranza, pace e riconciliazione il vostro Paese, il nostro amato Mozambico!”. 

 

Manuela Petrini

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