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IL PAPA AL GIUBILEO DEI VOLONTARI: “VOI SIETE ARTIGIANI DELLA MISERICORDIA”

Papa Francesco ha incontrato questa mattina in Piazza San Pietro – in occasione del Giubileo straordinario – i volontari e gli operatori della misericordia. Migliaia le persone presenti, giunte da tutto il mondo. Tra queste, una menzione speciale è andata ai Missionari e alle Missionarie della Carità, a Roma per la canonizzazione della loro fondatrice, Madre Teresa di Calcutta. Durante l’incontro con il Pontefice, hanno portato la loro testimonianza una Missionaria della carità e un bancario finito in carcere per errore, poi diventato volontario, che il Papa ha abbracciato con affetto. Prima del discorso del Santo Padre, è stato letto l’inno all’amore scritto dall’Apostolo Paolo per la comunità di Corinto.

“Abbiamo ascoltato l’inno all’amore che l’Apostolo Paolo scrisse per la comunità di Corinto – esordisce il Pontefice – e che costituisce una delle pagine più belle e più impegnative per la testimonianza della nostra fede. Quante volte san Paolo ha parlato dell’amore e della fede nei suoi scritti; eppure in questo testo ci viene offerto qualcosa di straordinariamente grande e originale. Egli afferma che, a differenza della fede e della speranza, l’amore ‘non avrà mai fine’. Questo insegnamento deve essere per noi di una certezza incrollabile; l’amore di Dio non verrà mai meno nella nostra vita e nella storia del mondo. E’ un amore che rimane sempre giovane, attivo, dinamico e attrae a sé in maniera incomparabile. E’ un amore fedele che non tradisce, nonostante le nostre contraddizioni. E’ un amore fecondo che genera e va oltre ogni nostra pigrizia. Di questo amore noi tutti siamo testimoni. L’amore di Dio, infatti, ci viene incontro; è come un fiume in piena che ci travolge senza però sopprimerci; anzi, al contrario, è condizione di vita: ‘Se non ho l’amore non sono nulla’ – dice san Paolo. Più ci lasciamo coinvolgere da questo amore e più la nostra vita si rigenera. Dovremmo veramente dire con tutta la nostra forza: sono amato, dunque esisto!”.

“L’amore di cui parla l’Apostolo – prosegue Bergoglio – non è qualcosa di astratto e di vago; al contrario, è un amore che si vede, si tocca e si sperimenta in prima persona. La forma più grande ed espressiva di questo amore è Gesù. Tutta la sua persona e la sua vita non è altro che la manifestazione concreta dell’amore del Padre, fino a giungere al momento culminante: ‘Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi’. Questo è amore, eh? Non sono parole, eh? E’ amore! Dal Calvario, dove la sofferenza del Figlio di Dio raggiunge il suo culmine, scaturisce la sorgente dell’amore che cancella ogni peccato e che tutto ricrea in una vita nuova. Portiamo con noi sempre, in maniera indelebile, questa certezza della fede: Cristo ‘mi ha amato e ha consegnato sé stesso per me’. Questa è la grande certezza: Cristo mi ha amato, e ha consegnato se stesso per me, per te, per te, per te, per tutti, per ognuno di noi! Niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio. L’amore, dunque, è l’espressione massima di tutta la vita e ci permette di esistere!”.

“Davanti a questo contenuto così essenziale della fede – incalza Francesco – la Chiesa non potrebbe mai permettersi di agire come fecero il sacerdote e il levita nei confronti dell’uomo lasciato mezzo morto per terra. Non si può distogliere lo sguardo e voltarsi dall’altra parte per non vedere le tante forme di povertà che chiedono misericordia. E questo voltarsi dall’altra parte per non vedere: la fame, le malattie, le persone sfruttate … Questo è un peccato grave! Anche, è un peccato moderno, è un peccato di oggi! Noi cristiani non possiamo permetterci questo. Non sarebbe degno della Chiesa né di un cristiano “passare oltre” e supporre di avere la coscienza a posto solo perché abbiamo pregato! Il Calvario è sempre attuale; non è affatto scomparso né rimane un bel dipinto nelle nostre chiese. Quel vertice di com-passione, da cui scaturisce l’amore di Dio nei confronti della miseria umana, parla ancora ai nostri giorni e spinge a dare sempre nuovi segni di misericordia. Non mi stancherò mai di dire che la misericordia di Dio non è una bella idea, ma un’azione concreta; e anche la misericordia umana non diventa tale fino a quando non ha raggiunto la sua concretezza nell’agire quotidiano. L’ammonimento dell’apostolo Giovanni rimane sempre valido: ‘Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità’. La verità della misericordia, infatti, si riscontra nei nostri gesti quotidiani che rendono visibile l’agire di Dio in mezzo a noi”.

“Fratelli e sorelle, voi qui rappresentate il grande e variegato mondo del volontariato. Tra le realtà più preziose della Chiesa ci siete proprio voi che ogni giorno, spesso nel silenzio e nel nascondimento, date forma e visibilità alla misericordia. Voi siete artigiani di misericordia: con le vostre mani, con i vostri occhi, con il vostro ascolto, con la vostra vicinanza, con le vostre carezze … Artigiani … Voi esprimete il desiderio tra i più belli nel cuore dell’uomo, quello di far sentire amata una persona che soffre. Nelle diverse condizioni del bisogno e delle necessità di tante persone, la vostra presenza è la mano tesa di Cristo che raggiunge tutti. Voi siete la mano tesa di Cristo: avete pensato questo? La credibilità della Chiesa passa in maniera convincente anche attraverso il vostro servizio verso i bambini abbandonati, gli ammalati, i poveri senza cibo e lavoro, gli anziani, i senzatetto, i prigionieri, i profughi e gli immigrati, quanti sono colpiti dalle calamità naturali… Insomma, dovunque c’è una richiesta di aiuto, là giunge la vostra attiva e disinteressata testimonianza. Voi rendete visibile la legge di Cristo, quella di portare gli uni i pesi degli altri. Cari fratelli e sorelle, voi toccate la carne di Cristo con le vostre mani: non dimenticatevi di questo. Voi toccate la carne di Cristo con le vostre mani”.

“Siate sempre pronti nella solidarietà, forti nella vicinanza, solerti nel suscitare la gioia e convincenti nella consolazione. Il mondo ha bisogno di segni concreti di solidarietà, soprattutto davanti alla tentazione dell’indifferenza, e richiede persone capaci di contrastare con la loro vita l’individualismo, il pensare solo a sé stessi e disinteressarsi dei fratelli nel bisogno. Siate sempre contenti e pieni di gioia per il vostro servizio, ma non fatene mai un motivo di presunzione che porta a sentirsi migliori degli altri. Invece, la vostra opera di misericordia sia l’umile ed eloquente prolungamento di Gesù Cristo che continua a chinarsi e a prendersi cura di chi soffre. L’amore, infatti, ‘edifica’ e giorno dopo giorno permette alle nostre comunità di essere segno della comunione fraterna”.

A braccio ha aggiunto: “Parlate anche al Signore di queste cose. Chiamatelo. Fate come ha fatto Sister Prema, come ci ha raccontato la suora: ha bussato alla porta del tabernacolo. Così coraggiosa, eh? Il Signore ci ascolta: chiamatelo! Signore, guarda questo! Guarda tanta povertà, tanta indifferenza, tanto guardare dall’altra parte: ‘Questo a me non tocca, a me non importa’. Parlane con il Signore: ‘Signore, perché? Signore, perché? Perché io sono tanto debole e tu mi hai chiamato a fare questo servizio? Aiutami, e dammi forza. E dammi umiltà’. Il nocciolo della misericordia è questo dialogo con il cuore misericordioso di Gesù”.

“Domani, avremo la gioia di vedere Madre Teresa proclamata santa”. “Eh … lo merita!” dice Francesco davanti all’applauso della folla. “Questa testimonianza di misericordia dei nostri tempi – prosegue – si aggiunge alla innumerevole schiera di uomini e donne che hanno reso visibile con la loro santità l’amore di Cristo. Imitiamo anche noi il loro esempio, e chiediamo di essere umili strumenti nelle mani di Dio per alleviare la sofferenza del mondo e donare la gioia e la speranza della risurrezione. Grazie”.

Poi, prima di dare la benedizione, ha aggiunto: “Vi invito tutti a pregare in silenzio per tante, tante persone che soffrono; per tanta sofferenza, per tanti che vivono scartati dalla società. Pregare pure per tanti volontari come voi, che vanno incontro alla carne di Cristo per toccarla, curarla, sentirla vicina. E pregare pure per tanti, tanti che davanti a tanta miseria guardano da un’altra parte e nel cuore sentono la voce che dice loro: ‘A me non tocca, a me non importa’. Preghiamo in silenzio”. L’incontro si è infine concluso con la preghiera dell’Ave Maria e la Benedizione solenne.

Milena Castigli

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