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Francesco: “I cristiani siano cittadini del cielo”

Non scivolare verso la strada dei “cristiani dell’apparenza” abituandosi alla mediocrità e diventando tiepidi. E’ l’esortazione di Papa Francesco ai fedeli durante la Messa odierna a Casa Santa Marta. Il successore di Pietro, meditando sulla lettera di san Paolo ai Filippesi, ha parlato dei cristiani, presenti ieri e oggi, che si “comportano da nemici della Croce di Cristo”. Questi vanno a “Messa le domeniche” e lodano il Signore, ma sono “cristiani mondani, cristiani di nome, con due o tre cose di cristiano, ma niente di più. Cristiani pagani!”. “Il nome cristiano – ha ribadito – ma la vita pagana… Pagani con due pennellate di vernice di cristianesimo”.

La nostra cittadinanza, ha osservato citando ancora san Paolo, “è nei cieli” mentre “quella loro è terrena” in quanto “sono cittadini del mondo” con il cognome mondano. Allora è importante domandarsi: “Ma io avrò qualcosa di questi? Avrò qualcosa della mondanità dentro di me? Qualcosa del paganesimo? Mi piace vantarmi? Mi piacciono i soldi? Mi piace l’orgoglio, la superbia? Dove ho le mie radici, cioè di dove sono cittadino?”. “Se tu ami e se tu sei attaccato ai soldi, alla vanità e all’orgoglio – ha soggiunto – vai per quella strada cattiva”. Se invece “tu cerchi di amare Dio, di servire gli altri, se tu sei mite, se tu sei umile, se tu sei servitore degli altri, vai sulla buona strada. La tua carta di cittadinanza è buona: è del cielo!”.

Successivamente il Pontefice ha commentato il Vangelo di oggi che narra la parabola dell’amministratore dei beni che truffa il suo signore. “Come è arrivato – ha affermato il Papa – questo amministratore del Vangelo a questo punto di truffare, di rubare al suo signore? Come è arrivato, da un giorno all’altro? No! Poco a poco. Un giorno una mancia qui, l’altro giorno una tangente là e così poco a poco si arriva alla corruzione”. Il Santo Padre ha invitato a chiedere la grazia di rimanere “saldi nel Signore” senza permettere che il cuore si indebolisca e “finisca nel niente, nella corruzione”. “C’è tutta la salvezza – ha concluso – lì sarà la trasfigurazione in gloria”.

Stefano Cicchini

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