Chiesa Cattolica

Comitato Onu per i Rifugiati, Di Giovanni: “Serve una maggiore consapevolezza di fraternità”

Si è tenuto oggi a Ginevra il 72° Comitato esecutivo del Programma dell’ACNUR ossia l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

La storia dell’ACNUR e i suoi compiti

Questo organismo internazionale ha il compito di assicurare la protezione internazionale dei rifugiati e si impegna a risolvere le problematiche riscontrate in merito. Questa istituzione agisce in conformità al proprio statuto e si fonda sulla Convenzione delle Nazioni Unite del 1951, sullo statuto dei rifugiati e sul relativo Protocollo del 1967. Il diritto internazionale in materia di rifugiati rappresenta il quadro normativo fondamentale per le attività umanitarie dell’ACNUR.

In particolare, questa istituzione collabora strettamente con i governi e con le organizzazioni regionali, internazionali e non governative. Nel dettaglio, il Comitato esecutivo oggi riunito, ha il compito di autorizzare l’intervento dell’ACNUR non solo a tutela dei rifugiati, ma anche di altri gruppi di individui come gli apolidi, le persone di nazionalità controversa e, in determinati casi, gli sfollati all’interno del proprio Paese.

La dichiarazione del rappresentante e sottosegretario della Città del Vaticano

Nel corso della riunione è intervenuta la rappresentante e sottosegretario per il Settore multilaterale della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Città del Vaticano Francesca Di Giovanni che ha sottolineato che, la questione dei rifugiati, rappresenta “una crisi di solidarietà”, una sfida “pressante” per i nostri giorni, una sfida che interpella “la nostra coscienza come famiglia di nazioni” e ha poi proseguito sottolineando che “in molte regioni del mondo, milioni di loro non possono godere dei diritti fondamentali” e ribadendo che “i Paesi ospitanti non hanno ricevuto un sostegno adeguato”. Alcune nazioni, infatti, hanno attuato una “strategia di esternalizzazione” che la sottosegretaria bolla come “insostenibile”, perché “evita la responsabilità diretta di grandi flussi di migranti e rifugiati attraverso accordi che li fermano, spesso a tempo indeterminato, in punti strategici del loro viaggio”.

Infine, la Dott.ssa Di Giovanni, ha auspicato e richiamato “una maggiore consapevolezza della nostra fraternità”, perché tutti condividiamo “la responsabilità di occuparci dei nostri fratelli e sorelle, specialmente quelli la cui vita e libertà sono minacciate a causa della razza, della religione, della nazionalità, della persecuzione politica o dell’appartenenza a un particolare gruppo sociale, senza la quale è impossibile costruire una società giusta e una pace solida e duratura”

Christian Cabello

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