“La Santa Sede auspica vivamente che la comunità internazionale si assuma la responsabilità di considerare i mezzi migliori per fermare ogni aggressione ed evitare il perpetrarsi di nuove e ancor più gravi ingiustizie”. Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenendo ieri alla 69esima sessione della Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. “È lecito e urgente”, ha affermato il porporato, “fermare l’aggressione attraverso un’azione multilaterale e un uso proporzionato della forza” considerate le nuove forme del terrorismo “transnazionale”. E’ richiesta, pertanto, “una rinnovata azione delle Nazioni unite” per “promuovere e preservare la pace”.
Il segretario di Stato, inoltre, ha espresso delusione che “finora la comunità internazionale sia stata caratterizzata da voci contraddittorie e addirittura da silenzio sui conflitti in Siria, in Medio Oriente e in Ucraina”. Perciò “è fondamentale che vi sia unità d’azione per il bene comune, evitando il fuoco incrociato di veti”. Parolin ha richiamato gli Stati perché proteggano i più deboli “in spirito di solidarietà” affrontando “crimini odiosi quali il genocidio, la pulizia etnica e le persecuzioni a sfondo religioso”.
“Qui con voi oggi – ha continuato – non posso non menzionare i molti cristiani e le minoranze etniche, che negli ultimi mesi hanno subito atroci persecuzioni e sofferenze in Iraq e Siria. Il loro sangue richiede a tutti noi un impegno costante a rispettare e promuovere la dignità di ogni singola persona, come voluta e creata da Dio”. Infine ha espresso l’importanza di adottare “un approccio politico lungimirante, che non imponga rigidamente modelli politici che a priori sottovalutano la sensibilità dei singoli popoli”.
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