La voce della Chiesa d’Africa. L’arcivescovo di Kinshasa richiama con accenti critici il modus operandi di influenti settori e apparati occidentali. Nei confronti della Repubblica Democratica del Congo e di altre nazioni africane. Il cardinale Fridolin Ambongo Besungu ricopre anche incarichi di rilievo per la Chiesa universale, per l’Africa, per il suo Paese. Il porporato africano è a capo del Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM). Ed è membro (con incarico rinnovato un anno fa dal Pontefice) del Consiglio dei Cardinali (C9). Inoltre ha più volte svolto ruoli di primo piano nelle vicende politiche dell’Africa e della Repubblica Democratica del Congo. Dove, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides, la Chiesa cattolica nelle elezioni politiche fornisce migliaia di osservatori. E opera per facilitare e promuovere il dialogo tra le forze politiche e sociali del Paese. Il cardinale Ambongo ha co-presieduto il dialogo nazionale che ha portato la RDC a nuove elezioni grazie alla firma degli Accordi di San Silvestro.
È passato poco più di un anno dalla visita di Papa Francesco in Congo e Sud Sudan. “Giù le mani dall’Africa!” Disse il Papa nel suo famoso discorso a Kinshasa. Parole che hanno contribuito a innescare una nuova riflessione sia all’interno della Chiesa che nel mondo della politica internazionale. “Dopo il passaggio del Papa in Congo e dopo quel suo discorso- sostiene il cardinale Ambongo- nessuno può dire: ‘Non lo sapevo’ o fingere che non sia così. Il Papa è partito dal Congo, simbolo dello sfruttamento, per allargare il discorso a tutto un continente. E ha risvegliato coscienze. È passato solo un anno e i cambiamenti pratici invocati dal Papa a livello dello sfruttamento non si vedono ancora. Anche se a livello delle coscienze, secondo me, è cambiato molto”.
Esempio lampante di “operazioni condotte in continuità con una mentalità ancora di stampo colonialista” è rappresentato dal recente accordo siglato dall’Ue con il Ruanda. Per lo sfruttamento di risorse naturali. “Come è noto – spiega il porporato– qualche settimana fa è stato siglato un accordo tra Ue e Ruanda per lo sfruttamento di risorse minerarie e di altro tipo. Che, in realtà, non si trovano in Ruanda ma in Congo. Ciò è intollerabile. E crea molto confusione in una regione, quella dei Grandi Laghi, che già vive grosse tensioni. In tutta l’area, infatti, c’è una guerra anche se non dichiarata. Una guerra fredda tra Burundi, Ruanda, Uganda e Congo. Una guerra dove l’unico campo di battaglia è il Congo. E la prima vittima di questa situazione è il nostro popolo. Alla fine si possono invocare varie motivazioni. Ma tutto si riconduce a una: lo sfruttamento delle risorse naturali”. Il cardinale africano ha tenuto a Roma una conferenza su “Missione e dialogo interreligioso in Africa” organizzata alla Pontificia Università Antonianum. Arcivescovo di Kinshasa, oltre a guidare la diocesi della Capitale della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
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