Tempi duri per i cristiani in Svezia. Funzionari svedesi avrebbero respinto la richiesta di un uomo di inlcudere le parole “Cristo” o “Gesù” sulla targa della sua automobile, sostenendo che ciò avrebbe potuto “arrecare offesa” a coloro che non aderiscono al cristianesimo. Nel Paese è possibile personalizzare la targa della propria auto. Come riferisce il quotidiano scandinavo The Local, un uomo di nome Cesar Kisangani Makombe avrebbe voluto inserire il termine “Kristus” – la parola svedese che sta per “Cristo” – sulla targa di immatricolazione della sua auto, ma ciò gli sarebbe stato impedito. Allora l'automobilista avrebbe chiesto di “ripiegare” su Gesù, ma anche questa parola è stata rifiutata dai funzionari dell'autorità svedese dei Trasporti.
“L’autorizzazione a modificare la targa in questione”, ha dichiarato il portavoce dell’istituzione, “è stata negata in quanto l’istante aveva manifestato l’intenzione di apporre sulla placca parole dal contenuto palesemente offensivo. L’autorità nazionale dei Trasporti ritiene infatti che espressioni attinenti a una particolare religione siano suscettibili di urtare la sensibilità dei seguaci di altri culti e quella dei non-credenti”. Attualmente, non c'è modo per le persone di appellarsi alle decisioni prese dai funzionari dell'agenzia, che fino ad ora avrebbero respinto 94 targhe.
Il fatto ha spinto Makombe ad accusare la Svezia di “tradimento delle radici cristiane della nazione”. L’automobilista ha quindi rilasciato un’intervista al quotidiano locale Göteborg Direkt, nella quale ha dichiarato: “È paradossale che la Svezia, un Paese cristiano rappresentato da una bandiera nella quale campeggia una croce, consideri offensiva la figura di Gesù e, di conseguenza, neghi a un credente il diritto di manifestare la propria fede mediante una semplice targa automobilistica. È assurdo! Le nostre istituzioni stano conducendo una vera e propria guerra contro l’identità cristiana della Svezia”. Ad oggi il 75 per cento dei giovani svedesi si definisce non religioso e solo meno del 5 per cento si dichiara praticante in una delle Chiese del Paese.
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