“Dal 31 luglio uno di voi rimarrà a casa. Godo solo al pensiero che starete tutti in ansia. Un bacio da Dio”. E’ solo una delle minacce che il titolare di un azienda padovana che organizza televendite di abbigliamento sulle televisioni locali, amava inviare via chat ai suoi dipendenti. Messaggi che hanno messo a dura prova i lavoratori che alla fine hanno deciso di licenziarsi.
Anche se la goccia che ha fatto traboccare il vaso, molto probabilmente, è stato il messaggio con la minaccia di uno di loro – con tanto di firma con riferimento a Dio – i lavoratori hanno dovuto sopportare turni di lavoro massacranti – uno dei testimoni ha raccontato al sindacato Adl Cobas di aver lavorato per dodici ore consecutive senza pranzo -, umiliazioni, lavoro in nero e in alcuni casi anche non retribuito.
Spinti dalle continue pressioni e umiliazioni, alcuni dipendenti della ditta di televendite hanno deciso di raccontare tutto al sindacato Adl Cobas che li ha sostenuti e aiutati nell’intentare la causa. La vicenda è passata in mano ad uno studio legale, perché come spiegato dalla sigla sindacale l’azienda avrebbe rifiutato ogni tipo di accordo che gli è stato proposto. Inoltre, i lavoratori hanno anche chiesto alla magistratura di indagare sull’accaduto.
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