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IN RUSSIA UNA STATUA PER CELEBRARE STALIN

Venti milioni di morti (ma sulle cifre esatte gli storici ancora non sono d’accordo) non bastano per essere annoverati nella lista nera dei più grandi assassini di tutti i tempi. In Russia c’è ancora qualcuno che ricorda Josif Stalin come uno statista, protagonista e vincitore della “guerra patriottica”, vale a dire quella combattuta dall’Urss sul fronte orientale dopo l’inizio dell’operazione “Barbarossa” da parte delle forze dell’Asse. Così nel villaggio di Koroshevo, a 230 chilometri da Mosca, sono stati inaugurati una statua e un museo dedicati all'”uomo di ferro”.La scelta del luogo è legata al fatto che qui il leader sovietico trascorse una notte (il 5 agosto 1943) dopo il successo della controffensiva dell’Armata Rossa contro i nazisti a Ovest. Insomma una celebrazione in pieno stile. Peccato che oggetto di venerazione sia un personaggio spietato, mandante di efferati crimini contro l’umanità al pari di Adolf Hitler.

Nonostante le critiche mossegli nell’ultima parte della sua vita da Lenin e il duro contrasto con Trockij, Stalin, alla morte del capo bolscevico, assunse progressivamente, grazie alla sua abilità organizzativa e politica e al ruolo di segretario generale del partito, il potere supremo in Unione Sovietica. Dopo aver sconfitto politicamente prima la sinistra di Trockij, poi l’alleanza tra Trockij, Zinovev, Kamenev e poi la destra di Bucharin, Rykov e Tomskji, adottò una prudente politica di costruzione del “socialismo in un solo paese”, mentre nel campo economico mise in atto le politiche estremistiche di interruzione della Nep, di collettivizzazione forzata delle campagne e di industrializzazione mediante i Piani Quinquennali, lo stakanovismo e la crescita dell’industria pesante.

A metà degli anni trenta, in una fase di superamento delle difficoltà economiche e di crescita industriale, Stalin iniziò il tragico periodo delle purghe e del Grande terrore in cui progressivamente eliminò fisicamente, con un metodico e spietato programma di repressione, tutti i suoi reali o presunti avversari nel partito, nell’economia, nella scienza, nelle forze armate, nelle minoranze etniche. Per rafforzare il suo potere e lo stato sovietico contro possibili minacce esterne o interne di disgregazione, Stalin organizzò un vasto sistema di campi di detenzione e lavoro (i famigerati Gulag) in cui furono imprigionati in condizioni miserevoli milioni di persone. Un curriculum nero, altro che statue.

Autore Ospite

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