Polemiche in Canada, dove il primo ministro Justin Trudeau e il suo Governo liberale vogliono imporre alle organizzazioni no-profit e alle piccole imprese di firmare un attestato in cui si dichiarano favorevoli alla pratica dell'aborto e ai diritti dei transessuali. La firma nero su bianco è necessaria per poter ricevere dei sussidi statali che consentono di assumere studenti-lavoratori durante il periodo estivo.
È così che il rispetto dei cosiddetti “diritti riproduttivi”, come Trudeau definisce la libertà delle donne ad abortire, viene considerato una conditio sine qua non per poter fare impresa in Canada con le sovvenzioni dello Stato. “Il Governo – ha detto il primo ministro – riconosce che i diritti delle donne sono diritti umani”, tra i quali comprende “i diritti sessuali e riproduttivi, e il diritto ad accedere ad aborti sicuri e legali“.
La scelta discrimina, ad esempio, tutta la galassia delle organizzazioni cattoliche e cristiane in genere, che contribuiscono al mercato del lavoro e all'economia canadesi. Ma nessuno di loro è disposto a subire passivamente questa ingerenza dello Stato nella coscienza personale. Il gruppo “pro-life” di Toronto “Diritto alla Vita” ha citato in giudizio il Governo. “La costrizione delle persone ad adottare certe convinzioni per ottenere benefici rappresenta una violazione dei loro diritti di coscienza, diritti religiosi, diritti di espressione e diritto all'uguaglianza ai sensi della Carta costituzionale”, ha detto l'avvocato del gruppo Carol Crosson a LifeSiteNews.
Oggi – rileva Crosson – la discriminazione colpisce chi è contro l'aborto, ma se passasse questo principio, non ci si dovrebbe più stupire se in futuro fossero colpiti quanti non la pensano come il Governo su altre questioni sociali. Jack Fonseca, della “Life Coalition”, teme che si tratti di un “primo passo sull'inevitabile percorso verso il totalitarismo crudo e l'aperta persecuzione con la sanzione dello Stato” e ha avvertito Trudeau che “sta trasformando il Partito Liberale in un gruppo di odio contro i cristiani“.
Il progetto in questione si chiama Canada Summer Jobs e concede fondi a gruppi senza scopo di lucro, piccole imprese e datori di lavoro del settore pubblico per creare posti di lavoro per studenti dai 15 ai 30 anni di età. Da oggi quanti vorranno accedere ai sussidi statali dovranno affermare di condividere i valori del Canada, che comprendono – secondo il Governo – “diritti riproduttivi e il diritto a non essere discriminati sulla base del sesso, della religione, della razza, dell'origine nazionale o etnica, del colore, della disabilità mentale o fisica, orientamento sessuale o dell'identità o espressione di genere“.
Il turbinio di polemiche non ha finora smosso l'Esecutivo canadese. Patty Hajdu, ministro canadese del Lavoro, ha difeso l'innovazione in un'intervista a Global News. Anzi, non ha escluso che gli stessi requisiti possano venire richiesti per accedere anche ad altri programmi governativi per l'occupazione.
Solo gli studiosi e i politici, che non hanno la abitudine di verificare l’andamento della…
Il gioco più bello del mondo è diventato un’industria che catalizza l’interesse di sceicchi e…
Giornata difficile all'aeroporto di Olbia, dopo che un aereo Enav è finito fuori pista. Un…
Il report 2024 di Legambiente traccia un quadro sconfortante sullo stato di salute del nostro…
Nuova puntata del nostro podcast settimanale. Puntata speciale con Manuela Petrini e il giornalista sportivo…
Diversi edifici civili distrutti e persone sotto le macerie a Kharkiv, nell'Ucraina orientale, a seguito…
Questo sito utilizza i cookies per migliorare l'esperienza dell'utente
Altre informazioni