Gallipoli continua ad occupare gli spazi di cronaca per gli eccessi dei suoi vacanzieri in questa stagione estiva. Dopo la questione delle “bestemmie corali” che giovani avventori della città salentina intonano di balcone in balcone, fa discutere la rissa scatenata in un locale a causa del presunto tentativo di non pagare il conto da parte di alcuni ragazzi.
Il parapiglia si è consumato mercoledì notte. Le persone che affollavano il centro di Gallipoli hanno sentito prima un boato, poi il grido “Attentato!”. La mente è corsa alle stragi jihadiste degli ultimi tempi, in particolare a quella recente di Barcellona.
E invece, come racconta Teleramanews, si è trattato solo di uno scherzo di pessimo gusto. “Da una prima ricostruzione dei fatti – si legge sul portale – sembra che un gruppo di turisti dopo aver cenato in un ristorante del centro volessero andar via senza pagare, proprio come già accaduto nei giorni scorsi in altri locali salentini“.
Stavolta però i giovani (alcuni siti li identificano come turisti napoletani) sarebbero stati intercettati mentre provavano a fare “il vento” e, pur di darsi alla fuga, avrebbero sparato un petardo e urlato all’attentato.
La folla avrebbe allora iniziato a scappare, nel frattempo i giovani sarebbero stati bloccati e aggrediti dalle persone infuriate per il caos provocato. A causa delle agitazioni sarebbe stato danneggiato un negozio di souvenir vicino al ristorante. Sul posto sono intervenuti i soccorsi per curare alcuni feriti lievi e le forze dell’ordine, che avrebbero fermato alcuni protagonisti del misfatto.
La gazzarra ha esasperato gli animi dei gallipolini e dei turisti intenti a passeggiare serenamente per il centro dell’amena cittadina. Sono tuttavia contrastanti le ricostruzioni fatte dai vari media su quanto realmente avvenuto. Il portale Voce di Napoli rivela che i ragazzi provenienti dal capoluogo campano non sarebbero stati coinvolti dalla rissa, scaturita invece a seguito della lite tra un cameriere e un cliente accusato ingiustamente di non aver pagato il conto.
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