Una scia di furti portati a termine – o tentati – ai danni di bancomat da una banda composta da tre persone, tra cui due ultrasessantenni, è alla base delle misure cautelari che vengono eseguite in queste ore dai carabinieri di Torino, in Piemonte.
Gli indagati, secondo gli inquirenti, avrebbero agito nell’autunno scorso tra le province di Torino e Cuneo con la tecnica della “marmotta“, assaltando i bancomat con dell’esplosivo. Spesso le “marmotte”, cioè gli ordigni rudimentali, venivano testate sulle pareti blindate di istituti di credito dismessi, per provarne l’efficacia. Per fare i colpi, si avvalevano dell’opera del dipendente di un’armeria che forniva informazioni sul confezionamento di ordigni, utilizzavano jammer (i disturbatori di frequenze), bande chiodate a quattro punte, guanti e attrezzi da scasso, maschere e auto rubate con targhe contraffatte per portare a termine i “colpi” principalmente contro gli sportelli bancomat di Poste italiane e istituti di credito. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati chiodi a quattro punte, candelotti pirotecnici, disturbatori di frequenze, bande chiodate e piccoli ordigni già pronti.
A fermarli ci hanno pensato i militari del Nucleo investigativo. Furto aggravato e detenzione di materiale esplosivo le accuse nei confronti della banda. Due dei presunti ladri si trovavano già in carcere, perché arrestati lo scorso 14 novembre durante l’assalto al bancomat di Garessio, nel cuneese. Il terzo è stato sottoposto all’obbligo di dimora. Il dipendente dell’armeria è stato sottoposto a obbligo di dimora.
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