La Svezia è considerata un modello di accoglienza nei confronti dei rifugiati. Eppure, non tutte le persone che richiedono asilo nella penisola scandinava vedono accolta la loro richiesta. Eloquente è il caso di Aideen Strandsson, attrice iraniana fuggita dal suo Paese dopo essersi convertita dall’Islam al Cristianesimo.
In Iran la conversione al Cristianesimo è punibile con la morte per gli uomini e con l’ergastolo per le donne. Soltanto nel 2015 oltre cento cristiani sono stati arrestati, imprigionati o vittime di torture.
Vista la situazione, l’attrice – che in Iran ha interpretato diversi ruoli in film e sceneggiate televisive – nel 2014 è fuggita in Svezia, convinta di trovare riparo in un Paese notoriamente generoso nei confronti di chi fugge da persecuzioni. Qui è riuscita ad ottenere un visto di lavoro provvisorio ed è stata battezzata. Ne sono scaturite minacce da parte di musulmani.
La Strandsson tuttavia, nonostante il suo cognome indichi un’origine scandinava, si è vista voltare le spalle dalla Svezia. L’Agenzia Migratoria ha infatti respinto la sua richiesta di asilo. “Mi hanno detto che sono scelte personali, che essere diventata cristiana è un mio problema“, ha raccontato l’attrice ai microfoni di Christian Broadcasting Network.
“Tornare in Iran è davvero pericoloso per me, non so perché nessuno mi creda”, ha aggiunto. Alla decisione dell’Agenzia Migratoria di non accogliere la richiesta si sono allineati i giudizi svedesi.
La polemica in Svezia è divampata. Gabriel Donner, legale della ragazza, ha spiegato: “Nelle prigioni iraniane la tortura e lo stupro sono comuni. Sottoporre qualsiasi persona a questo trattamento è una violazione del diritto internazionale“, ad esempio al Convenzione di Ginevra sui rifugiati.
Un lume di speranza per la Strandsson sembra però essersi acceso nelle ultime ore, ma non in Svezia bensì in Ungheria. Il governo magiaro si è infatti dichiarato “pronto a riconoscere lo status di rifugiato” alla ragazza, se lei chiederà aiuto a Budapest.
Il vice primo ministro ungherese Zsolt Semjén ha commentato: “Noi proteggiamo l’Ungheria dall’invasione dei migranti, ma forniamo aiuto ai veri rifugiati, quelli la cui vita è in pericolo diretto per la loro religione, nazionalità o affiliazione politica”.
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