Per assicurare a tutti una maggiore sicurezza, il ministero della difesa israeliano aveva vietato ai palestinesi, che ogni giorno viaggiano dalla Cisgiordania a Israele per lavoro, di poter utilizzare gli stessi autobus degli israeliani per tornare alle loro case. Non solo, per tornare alle loro abitazioni in Cisgiordania, avrebbero dovuto attraversare gli stessi posti di blocco da erano sono passati all’andata. La misura avrebbe dovuto avere una durata sperimentale di tre mesi.
Le nuove disposizioni avrebbero anche dovuto allungare anche di due ore, secondo il quotidiano Harretz, i tempi di percorrenza per i lavoratori provenienti dalla Cisgiordania. “Nell’ambito di un progetto pilota di tre mesi, i palestinesi che lavorano in Israele dovranno, a partire da mercoledì, tornare a casa attraverso lo stesso valico senza prendere gli autobus utilizzati dai residenti di Giudea e Samaria”.
Immediate sono scoppiate le proteste contro una misura gravemente discriminatoria che sarebbe stata una replica in salsa israeliana dell’apartheid sudafricano. Tanto da convincere il primo ministro Benjamin Netanyahu a fermare tutto. Ogni giorno, sono centinaia i palestinesi della Cisgiordania occupata che si recano in Israele, usando permessi speciali per lavorare, la maggior parte di loro, nel settore delle costruzioni.
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