Il processo a Patrik Zaki è stato aggiornato al 6 aprile: lo ha detto all’ANSA lo stesso studente egiziano dell’università di Bologna. Si è così concluso con un “nulla di fatto” a Mansura (in Egitto) il processo per diffusione di notizie false a carico dello studente egiziano arrestato all’aeroporto del Cairo dalle autorità egiziane il 7 febbraio 2020.
“L’udienza non è durata a lungo, forse 10 o 15 minuti”, ha detto Zaki parlando ai giornalisti nei pressi del Palazzo di Giustizia di Mansura. “Nulla”, praticamente “nulla”, ha aggiunto rispondendo alla domanda su cosa sia accaduto durante l’udienza: la sua avvocata principale, Hoda Nasrallah, “ha dichiarato di volere che il pubblico partecipasse, come avvenuto in passato”. “Il giudice le ha chiesto se veramente lo volesse e lei ha risposto di sì e lui ha chiesto di posporre l’udienza”, ha aggiunto Patrick. “E’ un normale rinvio, come al solito”, ha risposto il ricercatore rispondendo alla domanda se l’aggiornamento fosse stato deciso per annunciare una sentenza, possibilità evocata ieri dalla sua legale.
“Speriamo che qualcosa di buono accada il 6 aprile, dato che voglio essere di nuovo a Bologna il prima possibile”, ha aggiunto Zaki. “Penso che stiano provando a prender tempo per la decisione finale, poi vedremo cosa succederà”, ha aggiunto riferendosi implicitamente al giudice monocratico e altri responsabili egiziani. Sul posto si è appreso che la delegazione di diplomatici stranieri, tra cui due italiani, ha insistito inutilmente per assistere in aula allo svolgimento dell’udienza durata peraltro solo pochi minuti.
Zaki – aveva detto stamane all’ANSA prima dell’udienza – sperava in una decisione del giudice monocratico già nella giornata di oggi. “In base alla legge egiziana oggi Hoda presenterà al giudice tutte le prove e le evidenze e poi aspetteremo la decisione finale che potrebbe arrivare già oggi anche se il magistrato potrebbe rinviarla di qualche giorno o anche di una settimana”. “Non penso che la sentenza sia messa a punto già oggi: potrebbero volerci alcuni giorni per redigerla”, aveva detto lo studente egiziano. E così è stato.
I dieci post pubblicati su un profilo che lui ritiene falso erano stati alla base dei 19 mesi di custodia cautelare in carcere che avevano preceduto l’apertura, a settembre, del processo nella sua città natale sul delta del Nilo. Le accuse iniziali basate sui post avevano configurato fra l’altro i reati di “diffusione di notizie false, incitamento alla protesta e istigazione alla violenza e ai crimini terroristici” facendogli rischiare 25 anni di carcere.
L’attuale procedimento, la cui conclusione era attesa oggi prima della notizia del rinvio, è incentrato esclusivamente su un suo articolo del 2019 sulle discriminazione dei cristiani egiziani. Per la mera “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” ipotizzata in merito all’articolo, la pena massima è di “soli” cinque anni di reclusione.
In un video dell’ANSA girato nell’immediata vigilia dell’udienza odierna del suo processo a Mansura, Patrick Zaki si era detto relativamente ottimista per l’esito del procedimento confermando di voler tornare subito a Bologna e, per prima cosa, passeggiare in Piazza Maggiore.
“Spero che tutto vada bene. Sono un po’ ottimista e incrociamo le dita affinché accada qualcosa di buono, che chiudano il caso e prendano la decisione finale”, aveva detto lo studente dell’ateneo bolognese ieri. “Subito dopo proverò a tornare a Bologna, spero molto presto”, ha aggiunto Patrick. Alla domanda su quale sarà la “prima cosa” che farà nel capoluogo dell’Emilia-Romagna, l’attivista e ricercatore ha risposto: “andrò in Piazza Maggiore e poi all’università”. Ma dovrà attendere almeno fino al 6 aprile.
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