Possiamo raggiungere un aeroporto in zona rossa per poi volare in Brasile o alle Maldive per turismo (e magari a prendermi una bella variante) ma non possiamo andare in un bosco a 40 km da casa per fare un’escursione. Questo si evince dalla nota del Ministero dell’Interno in cui si legge che “sono giustificati gli spostamenti finalizzati a raggiungere il luogo di partenza per i viaggi turistici che, in quanto generalmente consentiti, non possono subire compressioni o limitazioni al proprio svolgimento”. Alcuni definiscono come “paradossali” le conseguenze delle disposizioni governative sugli spostamenti altri invece parlano senza mezzi termini di un chiaro suicidio commerciale nella guerra dei flussi turistici.
Resta il fatto che malgrado l’entrata nella primavera e le poche settimane che ci separano dall’avvio della stagione turistica nessuno sa ancora se, quando e come si potrà viaggiare all’interno dell’Italia. L’unica cosa certa per il momento è che fino al prossimo 30 aprile non sarà consentito muoversi tra regioni se non per motivi di lavoro, salute o necessità. Va inoltre considerato che nelle zone arancio non ci si potrà spostare dal proprio Comune di residenza, mentre in quelle rosse in teoria non si potrà nemmeno uscire di casa. Restrizioni simili non solo appaio insensate ma rischiano di condizionare il mercato del turismo, favorendo i paesi “aperturisti”. La Spagna che ha riaperto bar, ristoranti e piscine è infatti la meta preferita di tedeschi e francesi per le prossime vacanze di Pasqua. In soli due giorni alle Isole Baleari sono atterrati circa 130 aerei provenienti dalla Germania.
Per mettere un minimo di regole al far west dei viaggi all’estero, questa mattina Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza che dispone, per arrivi e rientri da Paesi dell’Unione Europea, tampone in partenza, quarantena di 5 giorni e ulteriore tampone alla fine dei 5 giorni. Intanto, secondo le indiscrezioni, il passaporto vaccinale europeo per il covid potrebbe arrivare tra un paio di mesi. Chi ha ricevuto il vaccino contro il coronavirus potrebbe usare il documento per salire in aereo, viaggiare con maggiore facilità, partecipare ad un evento ‘di massa’ e riprendere più agevolmente una vita ‘normale’. Il commissario europeo all’Industria Thierry Breton ha illustrato in un’intervista le caratteristiche del prototipo del passaporto vaccinale. Il “certificato” a livello europeo sarà sia in formato cartaceo, sia digitale, ha spiegato Breton. Dotato di “codice QR”, indicherà “il tipo di vaccino ricevuto”, “se sei stato portatore della malattia” e “se si hanno gli anticorpi”.
Queste possibili soluzioni non bastano però a placare gli animi degli imprenditori e dei lavoratori del turismo, che in Italia pesa quasi per il 18% del Pil. L’incertezza sulle regole rischia infatti di affossare ancora di più un comportato che è praticamente fermo da un anno. “Non mi posso muovere dal mio Comune, ma posso volare alle Canarie: è assurdo, mentre l’85% degli alberghi italiani è costretto a restare chiuso”, dice Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, sul ‘Corriere della Sera’, commentando le norme che permetteranno per Pasqua di viaggiare all’estero verso i Paesi che permettono gli arrivi. Gli imprenditori, prosegue, “si sentono presi in giro. Se ci sono delle regole da rispettare si rispettano, ma poi se queste valgono solo per alcuni, non possiamo accettarlo. Da un lato, chiudiamo gli italiani in casa, ma poi li facciamo andare in tutto il mondo: così si ammazza il turismo italiano. Sembra che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra”.
Federalberghi propone quindi che il governo vari un provvedimento per “liberare” le persone munite di certificazione attestante l’avvenuta vaccinazione o il risultato negativo di un test molecolare o antigenico, effettuato per mezzo di tampone non oltre le 48 ore precedenti il viaggio o il risultato di un test sierologico che dimostri di essere guariti dalla malattia. Il presidente Bocca in un’altra intervista rilasciata a Sky ricorda che “oggi abbiamo l’85% degli alberghi chiusi, nonostante la massima sicurezza garantita dai protocolli sanitari” adottata dalle strutture. “Noi diciamo solo che se il tampone vale per chi va all’estero, deve valere anche per chi va in un albergo italiano” aggiunge, evidenziando come l’associazione “ha fatto una convenzione con i laboratori: siamo pronti a fare tamponi ai turisti in arrivo e in partenza”.
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