Bologna torna a vivere fisicamente la memoria del 2 agosto con il corteo che per il 41/o anniversario è stato ristabilito, dopo l’anno di pausa con una celebrazione più statica, per il Covid.
Davanti a tutti, su via Indipendenza, dal Comune alla stazione, l’autobus 37 che fu protagonista nei soccorsi e quest’anno anche l’autogrù storica dei vigili del fuoco. Segue lo striscione “Bologna non dimentica” e le istituzioni: il ministro della Giustizia Marta Cartabia e il vicepresidente del Csm David Ermini.
A metà del percorso, tra le centinaia persone, si è unito al corteo anche l’ex premier e leader in pectore M5s Giuseppe Conte, che cammina insieme al candidato del centrosinistra a Bologna Matteo Lepore e alla vicepresidente dell’Emilia Romagna Elly Schlein.
Il corteo, con distanze e mascherine, procede fino a piazza Medaglie d’oro. Ad ogni pietra d’inciampo, posate pochi giorni fa per ricordare le 85 vittime, viene suonata una campanella.
La strage di Bologna è stato un attentato commesso sabato 2 agosto 1980 alle 10:25 alla stazione ferroviaria di Bologna Centrale. Si tratta del più grave atto terroristico avvenuto nel Paese nel secondo dopogueggra.
Uno degli attentati dei cosiddetti “anni di piombo” assieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, alla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974. La strage di Bologna rappresenta quello con il maggior numero di vittime: l’esplosione causò la morte di 85 persone e il ferimento o la mutilazione di oltre 200.
Come esecutori materiali sono stati individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari, tra cui Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.
Nel 2020 l’inchiesta della Procura generale di Bologna ha concluso che Paolo Bellini (ex Avanguardia Nazionale), esecutore insieme agli ex NAR già condannati in precedenza, avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, individuati quali mandanti, finanziatori o organizzatori. Essendo questi ultimi ormai tutti deceduti, non poterono essere intraprese ulteriori azioni giudiziarie.
La sentenza finale del 1995 condannò Valerio Fioravanti e Francesca Mambro “come appartenenti alla banda armata che ha organizzato e realizzato l’attentato di Bologna” e per aver “fatto parte del gruppo che sicuramente quell’atto aveva organizzato”, mentre nel 2007 si aggiunse anche la condanna di Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca dei fatti e, nel 2020, quella di Gilberto Cavallini.
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