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Santa Marta, il Papa: “Franchezza e coraggio, le virtù dell’annuncio cristiano”

“Ieri ho ricevuto una lettera di una suora, che lavora come traduttrice nella lingua dei segni per i sordomuti, e mi raccontava il lavoro tanto difficile che hanno gli operatori sanitari, gli infermieri, i medici, con i malati disabili che hanno preso il Covid-19. Preghiamo per loro che sono sempre al servizio di queste persone con diverse abilità, ma non hanno le abilità che abbiamo noi”. Condivide questa preghiera Papa Francesco, prima di pronunciare la sua omelia della Messa a Casa Santa Marta, incentrata su un episodio degli Atti degli Apostoli nella quale gli scribi e gli anziani restano interdetti davanti alla franchezza delle parole dei discepoli di Gesù. Questa, ha spiegato il Santo Padre, “è una parola molto importante che diviene lo stile proprio dei predicatori cristiani… franchezza. Coraggio”.

Due carismi

Cita anche la Lettera agli Ebrei il Pontefice, nel versetto in cui l’autore “si accorge che c’è qualcosa nella comunità che sta andando giù, che si perde quella cosa, che c’è un certo tepore, che questi cristiani stanno diventando tiepidi”. E c’è un’esortazione: “‘Riprenditi’, riprendere la franchezza, il coraggio cristiano di andare avanti. Non si può essere cristiani senza che venga questa franchezza: se non viene, non sei un buon cristiano. Se non hai il coraggio, se per spiegare la tua posizione tu scivoli sulle ideologie o sulle spiegazioni casistiche, ti manca quella franchezza, ti manca quello stile cristiano, la libertà di parlare, di dire tutto. Il coraggio”.

La franchezza

Una franchezza che, ha spiegato Papa Francesco, pone in difficoltà gli scribi e gli anziani: “Sono vittime di questa franchezza, perché li mette all’angolo: non sanno cosa fare. Rendendosi conto “che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi vicino a loro l’uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare”. Invece di accettare la verità, essi “avevano il cuore tanto chiuso che hanno cercato la via della diplomazia, la via del compromesso… Davvero, sono messi all’angolo proprio dalla franchezza: non sapevano come uscirne. Ma a loro non veniva in mente di dire: ‘Ma non sarà vero, questo?’. Il cuore già era chiuso, era duro: il cuore era corrotto. Questo è uno dei drammi: la forza dello Spirito Santo che si manifesta in questa franchezza della predicazione, in questa pazzia della predicazione, non può entrare nei cuori corrotti”. Per questo, è il monito del Santo Padre, “stiamo attenti: peccatori sì, corrotti mai. E non arrivare a questa corruzione che ha tanti modi di manifestarsi”.

Coraggio nell’annuncio

Nonostante fossero “all’angolo”, alla fine “hanno trovato un compromesso: ‘Minacciamoli un po’, spaventiamoli un po’‘, e li invitano, li richiamarono e ordinarono loro, li invitano a non parlare in alcun momento né di insegnare nel nome di Gesù”. Ne scaturisce il coraggio dei discepoli, soprattutto quello di Pietro che pure aveva dimostrato viltà rinnegando Gesù: “Da dove viene questo coraggio a questo codardo che ha rinnegato il Signore? Cosa è successo nel cuore di quest’uomo? Il dono dello Spirito Santo: la franchezza, il coraggio, la parresìa è un dono, una grazia che dà lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste. Proprio dopo aver ricevuto lo Spirito Santo sono andati a predicare: un po’ coraggiosi, una cosa nuova per loro. Questa è coerenza, il segnale del cristiano, del vero cristiano: è coraggioso, dice tutta la verità perché è coerente“.

E’ a questa coerenza che ci chiama il Signore. Al dono dello Spirito Santo corrisponde la nascita della missione, “da questo dono che ci fa coraggiosi, franchi nell’annuncio della parola”.

DM

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