Oggi, in Egitto, presso il palazzo di giustizia della città di Mansura, si è tenuta la prima udienza del processo nei confronti di Patrick Zaki, lo studente dell’università di Bologna in carcere in Egitto dal Febbraio dello scorso anno con l’accusa di aver diffuso notizie false dentro e fuori il paese a causa della pubblicazione di un articolo su una testata online nel quale lo stesso denunciava le violenze e gli abusi subite dalla minoranza copta cristiana nel paese.
in particolare, la Corte dove Zaky verrà giudicato, è la seconda della città dove, tra l’altro, egli è cresciuto ed è accusato dalla stessa anche di istigazione al rovesciamento dello Stato e di terrorismo per dieci post critici nei confronti del governo, pubblicati sulla sua pagina social ma, essendo trascorso molto tempo, parte delle stesse, potrebbero essere cadute.
Nella fattispecie, essendo l’organo giudiziario giudicante una Corte di Sicurezza dello Stato per i reati minori, lo studente egiziano rischia una multa o una pena fino a cinque anni di detenzione in quanto, secondo l’ordinamento legislativo egiziano, non è possibile ricorrere in appello nei confronti delle sentenze emesse da queste istituzioni giudicanti.
Nel corso dell’udienza, durata poco più di cinque minuti, Zaki ha preso la parola lamentando di essere stato detenuto oltre il periodo legalmente previsto per i reati minori di cui è accusato e il suo legale ne ha chiesto il rilascio o almeno l’accesso al dossier che riguarda lo stesso. Oggi hanno presenziato in aula i rappresentanti diplomatici delle ambasciate al Cairo di Italia, Unione europea, Canada e Germania, oltre ad alcuni membri della famiglia dell’imputato.
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