Attualità

Le vendite della cannabis light raddoppiate con la pandemia: ma c’è chi vuole ancora di più

C’è ancora chi crede che il commercio della cannabis light sia cosa buona. Dopo aver visto quotidiani fatti di cronaca nera con giovanissimi protagonisti uccisi dall’uso di sostanze stupefacenti, i commercianti di droghe definite “leggere” lamentano che nel 2020, anno della pandemia, le vendite sono state “buone, ma non buonissime”.
E’ quanto afferma a Iene.it Luca Marola, fondatore di un grosso e-shop per il commercio della cannabis lght (sito web che risulta sottoposto a sequestro dalla Guardia di Finanza di Parma per violazione dell’art.74 c 4 del D.P.R. 309/90). Secondo l’imprenditore, il 2020 avrebbe potuto essere “l’anno d’oro della cannabis light”, mentre sarebbe stato solo l’anno delle occasioni perse. Lo afferma in controtendenza rispetto al settore, che stima addirittura il raddoppio del giro d’affari in un anno, passando da un fatturato di 150 milioni di euro a uno di quasi 300 milioni.
Rincara la dose dalle pagine di Repubblica l’economista Davide Fortin, affermando che i numeri potrebbero crescere fino a mezzo miliardo di euro e alla creazione di 30mila posti di lavoro in più con una regolamentazione ad hoc.
“Anche noi durante il lockdown di primavera avevamo osservato una triplicazione degli ordini”, ci racconta Luca Marola. “Abbiamo fatto un sondaggio tra chi era iscritto alla nostra newsletter e abbiamo registrato un aumento del consumo. Ma da qui a definire il 2020 come l’anno d’oro della cannabis light ce ne corre”.

Cosa c’è veramente dietro al commercio della cannabis

Tutto questo “entusiasmo”, però, non è giustificato dall’oggetto del commercio stesso: dobbiamo infatti pensare a cosa è in grado di generare l’uso di sostanze definite “leggere” come la cannabis light e alle battaglie di tanti uomini di stato, come il questore Antonio Pignataro, che ha speso tutta la sua vita lottando contro i trafficanti di droga e salvando la vita di tanti giovani.

Pignataro ha sempre condannato pubblicamente i danni spesso irrimediabili derivati dall’uso di tutte le droghe, includendo anche quelle che, erroneamente, vengono definite “leggere”. Anche nel suo ultimo incarico come Questore di Macerata ha lavorato incessantemente per guarire la città dalla piaga della delinquenza e del degrado legati alla circolazione degli stupefacenti.
“Sarebbe opportuno, per un forte senso di moralità e onestà intellettuale, che tutti coloro che vogliono liberalizzare le cosiddette ‘droghe leggere’ si avvicinassero e ascoltassero le tribolazioni dei ragazzi delle comunità terapeutiche, conoscessero i loro percorsi nel dolore, vivessero i drammi delle famiglie che vedono i propri figli percorrere strade che conducono, ahimè, all’autodistruzione”. Queste le parole del Questore a Italia Informa.
Pertanto, mentre i commercianti delle droghe leggere si sfregano le mani per i loro affari senza etica e senza scrupoli, inneggiando a ulteriori guadagni e persino alla possibilità di ottenere “posti di lavoro” se ci fosse una legge ad hoc, famiglie e intere comunità, nel silenzio, vedono spegnersi i propri ragazzi, privati di un presente dalla pandemia e privati del futuro dall’uso cieco di sostanze nocive per la propria integrità psico-fisica.

Mariangela Musolino

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