E’ stata svegliata poche notti fa la Capitale, scossa da un sisma breve e fortunatamente leggero. Un tremore della terra arrivato a pochi giorni dalla ricorrenza di uno dei più drammatici eventi che hanno segnato l’Italia negli ultimi decenni, il terremoto che nella notte fra il 5 e il 6 aprile del 2009 colpì al cuore la città de L’Aquila. Una tragedia che, ancora oggi, unisce il Paese nella memoria nel giorno in cui avvenne. E che, soprattutto, crea un momento di profonda commozione nei cittadini aquilani, che finora hanno ricordato i loro 309 cari scomparsi organizzando una lunga e silenziosa fiaccolata notturna. Il coronavirus cambierà anche questo: non ci sarà nessuna processione ma una luce accesa nelle case per ricordare tutti coloro uccisi dal sisma.
E’ tornata a vivere L’Aquila ma, nonostante siano passati undici anni da quella tragica notte, niente della vita di prima tornerà davvero. Il capoluogo abruzzese è ancora in fase di ricostruzione, tantissimi cittadini vivono nelle case provvisorie allestite come una sorta di “new town” ma, lentamente, la strada della normalità iniziava a essere percorsa. Così come le strade della processione, ogni notte alle 03:32, ora in cui la vita di tutta la città cambiò per sempre. Non sarà possibile stavolta, perché a rendere di nuovo silenziose le vie de L’Aquila, così come quelle di ogni altra città italiana, è arrivata un’epidemia inattesa, feroce, che sta dilaniando il tessuto della nostra quotidianità.
La memoria degli aquilani, però, farà come sempre sentire la voce della propria preghiera: “La commemorazione dell’anniversario del terremoto in questo periodo è avvolta da un velo di tristezza aggiunta – ha detto il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita de L’Aquila -. Tuttavia, l’allerta da coronavirus non riuscirà ad ammutolire la memoria del rovinoso sisma del 2009: la Città affiderà la sua voce ai 309 rintocchi di campana che, nella notte, ricorderanno le vittime del terremoto. Questi suoni, mesti e solenni, intendono abbracciare con la loro eco anche il dolore di tutte le famiglie che hanno perso i loro cari, spesso in circostanze strazianti, a causa del micidiale contagio”.
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