E’ stata scoperta una enorme falla nel sistema dei Green pass europei e – soprattutto – di quelli italiani. Nello specifico, scrive TgCom24, qualcuno ha sottratto le chiavi codificate che consentono la generazione dei Green pass e ha iniziato a vendere falsi certificati sul dark web. Green pass però validi ai controlli.
Il green pass di Adolf Hitler
Come prova, fornivano il certificato verde di Adolf Hitler. Lo si apprende da fonti qualificate italiane secondo le quali si sarebbe già deciso di annullare tutti i pass generati con quelle chiavi. Riunioni urgenti a livello europeo tra tutti i soggetti tecnici interessati per un’analisi approfondita della situazione sono state convocate.
Il dark web è la terminologia che si usa per definire i contenuti del World Wide Web nelle darknet (reti oscure) che si raggiungono via Internet attraverso specifici software, configurazioni e accessi autorizzativi; è una parte del web che non è indicizzata dai motori di ricerca.
Tutto nasce da una discussione su Raidforums, uno dei forum più seguiti del dark web, dove un utente chiede a un venditore polacco di creare un Green pass europeo intestato ad Adolf Hitler. Risultato? Con 300 euro ha ottenuto un certificato perfettamente funzionante, come confermato dallo stesso “cliente”. Questi fake da qualche ora girano anche su alcuni gruppi di Telegram e i QR code sono validi sulle app di verifica, in Italia e in Europa.
Sono almeno due quelli circolanti, entrambi intestati ad Adolf Hitler, ma con date di nascita differenti: una indica il primo gennaio 1900 e l’altra il 1930. Quando i QR code quando vengono inquadrati dalle apposite app, sul display appare la spunta verde e la frase “certificazione valida in tutta Europa“, il che consentirebbe l’accesso ai luoghi di lavoro e di aggregazione se il verificatore non si accorgesse del fatto che siano intestati al dittatore nazista.
Gli utenti ipotizzano che a produrre il falso Green pass sia stato qualcuno che lavora in farmacia o in ospedale e ha dunque accesso al sistema di produzione dei certificati, mentre un noto leaker francese (che a sua volta ha testato la validità dei falsi certificati) ha capito da subito il problema: qualcuno ha avuto accesso alle chiavi di criptazione usate per firmare il certificato digitale del Green pass europeo.
Il QR code contiene i dati anagrafici della persona, la data di validità del “passaporto verde” e, nel caso si tratti di un utente immunizzato contro Covid-19, anche il tipo di vaccino somministrato, ma senza un controllo incrociato di questi dati con un documento d’identità valido (come tra l’altro richiesto nella stessa app di verifica) diventa una passeggiata raggirare la legge.