La procura di Genova ha chiuso le indagini per il crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale Polvecera della A10 collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. In queste ore la guardia di finanza sta notificando gli avvisi agli indagati.
L’inchiesta è durata quasi tre anni nel corso dei quali sono stati fatti due incidenti probatori, uno sullo stato di salute del viadotto e un secondo sulle cause vere e proprie del crollo che si è chiuso a fine febbraio. I pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, insieme all’aggiunto Paolo D’Ovidio, avevano indagato 71 persone più le due società Aspi e Spea (la controllata che si occupava della manutenzioni) tra ex vertici e tecnici delle aziende, ex e attuali dirigenti e tecnici del ministero delle Infrastrutture e del provveditorato.
La pila 9 del ponte Morandi venne controllata da vicino, dal 1991 al giorno del crollo, soltanto nell’ottobre 2015. Lo scrivono i pm nell’avviso di conclusioni indagini notificati da questa mattina per il crollo del viadotto autostradale.
Quei controlli, scrivono i magistrati, vennero fatti “sui soli stralli lato mare e soltanto in orario notturno; la conseguente relazione evidenziava chiarissimi segnali d’allarme sulle condizioni degli stralli, accertando che tutti i trefoli che era stato possibile esaminare tramite i carotaggi risultavano ‘scarsamente tesati’ e che ‘si muovevano con facilità facendo leva con uno scalpello'”.
Inoltre, Spea svolgeva tali attività di sorveglianza e di ispezione – nella piena consapevolezza e piena accettazione della società – con modalità non conformi alla normativa vigente e, comunque, lacunose, inidonee e inadeguate in relazione alle specificità del viadotto Polcevera; in particolare, le ispezioni visive degli stralli venivano sistematicamente eseguite dal basso, mediante binocoli o cannocchiali, anziché essere ravvicinate “a distanza di braccio” e non erano pertanto in grado di fornire alcuna informazione affidabile sulle condizioni dell’opera.
Spea, essendo controllata di Aspi, era “inevitabilmente condizionata, nello svolgimento delle sue attività, da quel rapporto di dipendenza societaria, economica e contrattuale, tanto da attenuare e ammorbidire sistematicamente i contenuti delle proprie relazioni in modo da renderle gradite alla committente, sottovalutando la rilevanza dei difetti e delle criticità accertate”.
Il viadotto autostradale scavalcava il torrente Polcevera e i quartieri di Certosa, Sampierdarena e Cornigliano di Genova. E’ stato demolito completamente nel 2019 e sostituito dal viadotto Genova San Giorgio realizzato su un disegno donato alla città di Genova dall’architetto Renzo Piano, progettato da Italferr e costruito dal consorzio PerGenova, composto dalle società Webuild e Fincantieri Infrastructure. La cerimonia di inaugurazione, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, si è tenuta il 3 agosto 2020.
Presenti all’inaugurazione nel capoluogo ligure, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con alcuni ministri e l’architetto Renzo Piano, che ha disegnato e regalato il progetto alla città. Presenti alla cerimonia anche il sindaco e commissario straordinario Marco Bucci e il governatore della Liguria Giovanni Toti.
Dopo la lettura dei nomi delle 43 vittime del 14 agosto 2018 ci sono stati 3 minuti di silenzio, poi il passaggio delle Frecce Tricolori e la benedizione del nuovo arcivescovo di Genova, monsignor Marco Tasca.
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