Attualità

Covid-19, Brasile: aumentano i casi e scoppiano le proteste

Il Coronavirus dilaga anche in America del Sud. La linea dei contagi ha cominciato a crescere e salgono anche i timori come le proteste, in special modo in Brasile. Dove, fino a qualche giorno fa, il presidente Bolsonaro derubricava il covid-19 a semplice influenza.

Il Brasile si spaventa

Sono saliti a 25 i morti per Coronavirus, mentre sono 1.604 i casi confermati nei 26 Stati e nel Distretto Federale. I dati, comunicati dalle singole segreterie della Sanità statali, sono stati aggiornati la notte scorsa dal ministero della Sanità. La maggioranza delle vittime, 22, si concentra a San Paolo, mentre gli altri tre decessi si sono verificati a Rio de Janeiro. Ieri, Bahia ha confermato 55 casi, mentre Parà ha registrato un aumento di due casi. In Amazonas, il numero di casi confermati è passato da 11 a 26. A Minas Gerais, il numero di casi confermati ha raggiunto 83. Nel Distretto Federale, ci sono 131 casi. Nel Cearà, infine, il numero è balzato a 125.

Il tasso di diffusione

Il tasso di diffusione del virus in Brasile sta accelerando, già domani il bilancio dei casi potrebbe superare quota 3.000. La tendenza è che raddoppi ogni 54 ore e 43 minuti: lo sostiene uno studio dell’Osservatorio Covid-19 BR che analizza le statistiche della pandemia nel Paese. Il ritmo della diffusione è attualmente uguale a quello registrato alcune settimane fa in Italia. “I nostri calcoli confermano l’idea che l’inizio della curva dell’epidemia brasiliana è lo stesso dell’Italia e della Spagna quando questi Paesi erano all’inizio”, ha detto il professor Roberto Kraenkel, dell’Istituto di fisica teorica di Unesp.

Lo spettro del virus nelle favelas

Un cittadino di Cidade de Deus, la favela situata nella zona ovest di Rio de Janeiro, è risultato positivo al test del coronavirus. Questo è il primo caso confermato della malattia in una baraccopoli. La situazione è allarmante per una possibile esplosione incontrollata dei casi: i residenti di queste regioni soffrono di cattive condizioni di salute e di scarsi servizi igienico-sanitari. Giovedì scorso, si sono registrati almeno 24 casi sospetti nelle favelas di Rio, secondo un’analisi inedita condotta dal team di Sorveglianza sanitaria della segreteria alla Sanità municipale.

Chiusura frontiera

La diffusione del coronavirus in America Latina ha spinto Uruguay e Brasile a chiudere il confine terrestre comune per i prossimi 30 giorni. Secondo gli ultimi dati, l’Uruguay registra 158 casi confermati di coronavirus e nessuna vittima. La restrizione, che è già in vigore, ma potrebbe essere estesa sulla base della valutazione dell’Agenzia nazionale di vigilanza brasiliana. Nel caso dell’Uruguay, il decreto sarà pubblicato oggi. Il ministro degli Esteri uruguaiano, Ernesto Talvi, ha dichiarato che “è una decisione coordinata per affrontare la situazione speciale nell’area di frontiera comune”.

Le proteste in Brasile

Non si placano le proteste di molti brasiliani contro il presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, accusato di sottovalutare l’emergenza coronavirus. Anche nel fine settimana appena trascorso, fischi, grida e slogan del tipo ‘Fuori, Bolsonaro’ sono echeggiati dalle finestre di tante abitazioni in varie città, in particolare a San Paolo e Rio de Janeiro, le più colpite dalla pandemia. Le proteste sono iniziate, già, martedì scorso quando il capo dello Stato ha parlato, più volte, di “isteria” in relazione alla diffusione del virus e ha affermato che le scelte dei governatori di isolare i loro Stati hanno “danneggiato l’economia”. Il 15 marzo, inoltre, Bolsonaro, invece di dare l’esempio evitando possibili contagi, ha partecipato a un evento organizzato da partiti e movimenti di destra, e ha salutato i suoi simpatizzanti a Brasilia, stringendo mani e prestandosi ai selfie. Il presidente ha intanto reso noto che anche il secondo test per il coronavirus a cui si è sottoposto è risultato negativo.

Gianpaolo Plini

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