Terribile storia di violenza domestica a Cosenza, dove un uomo, un cinquantatreenne cosentino, costringeva la moglie – affetta da malattia invalidante – e la figlia a prostituirsi. L'uomo è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di favoreggiamento della prostituzione e maltrattamenti. Arrestato e posto ai domiciliari anche il figlio ventisettenne, accusato di maltrattamenti nei confronti della madre.
Il 4 gennaio dello scorso anno, una vasta operazione delle forze dell'odine della città calabra aveva portato a quattro arresti e tre misure dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Le indagini, coordinate dal procuratore Mario Spagnolo e dal pm Domenico Frascino, avevano ricostruito un giro di prostituzione allestito in una decina di appartamenti di Rende in cui ragazze sudamericane e romene erano costrette al meretricio. Le ragazze venivano contattate su siti internet e ricevevano in media quindici clienti al giorno. I criminali. che mettevano a disposizione gli appartamenti, dovevano essere versati gli introiti dello sfruttamento. Le persone sottoposte a misura erano italiani, ecuadoregni e romeni. I provvedimenti cautelari erano stati disposti dal gip di Cosenza, Giuseppe Greco, ed eseguiti dagli investigatori della squadra mobile, diretti dal vicequestore Fabio Catalano, con il supporto del Reparto Prevenzione Crimine “Calabria Settentrionale”. La complessa attività investigativa e le fonti di prova acquisite, aveva evidenziato la gravità indiziaria in ordine alla ipotesi di reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Le indagini – svolte con presidi tecnici quali intercettazioni telefoniche e attività di videosorveglianza – avevano infatti dimostrato che (a partire dal luglio 2015) gli indagati favorivano e sfruttavano, anche in tempi diversi, numerose ragazze prevalentemente di origine straniera, sudamericana e rumena, attraverso la sistematica collocazione in appartamenti a Rende, in alcuni casi all'insaputa dei locatori, grazie all'utilizzo di “prestanomi”.
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