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VOLUTO DA DIO

“Non mi sono mai pentito della mia scelta, né ho mai desiderato tornare indietro”. Così don Mario Zacchini, parroco nella chiesa di Sant’Antonio di Savena, a Bologna, e membro della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, riassume la sua vita da sacerdote, scelta che sarà chiamato a rinnovare durante la Messa del Crisma, celebrazione durante la quale il vescovo consacra il crisma, l’olio dei catecumeni e quello degli infermi.

Una vita per servire gli altri

“Avevo più o meno 15 o 16 anni quando ho capito che la mia vita doveva servire agli altri. Ho passato tanto tempo a chiedermi cosa avrei potuto fare. E allora mi sono detto: di cosa hanno bisogno le persone? Sicuramente delle case, quindi decisi che avrei fatto il muratore – racconta don Mario a In Terris-. Però con il passare del tempo mi sono interrogato sulla possibilità che ci potesse essere qualcosa di più necessario nella vita di ogni uomo, come la salute. E da qui la mia idea di diventare un medico”. Ma la sensazione che qualcosa sfuggisse ai suoi pensieri non lo abbandonava e faceva sì che continuasse a chiedersi: “Quale è il bisogno più profondo, più importante di ogni persona?”. “Ho avuto come un flash. Ho pensato che tutti avevano bisogno di qualcuno che si prendesse cura della loro anima e del loro spirito, ma mi dicevo: non è un campo per me – ricorda don Mario -, anche perché in quel momento sognavo la bellezza di costruire una famiglia tutta mia”. Ma qualcosa non lo rendeva completamente felice e sereno nella sua decisione. “Quando pensavo all’ipotesi di mettere su famiglia vedevo un orizzonte che si estendeva in lontananza, ma sulla linea del tramonto non c’era luce. Quando invece pensavo alla vita da prete allora quella luce appariva e rischiarava la mia prospettiva come un’alba”.

La chiamata al sacerdozio

“Mi chiedevo quale fosse il significato di questi due orizzonti, uno buio e uno con la luce. E anche se capivo che l’orizzonte rischiarato dal sole era la strada giusta, il solo pensiero mi scocciava. Volevo formare una famiglia mia”. Ma alla fine, in una mattina di metà febbraio don Mario capisce con chiarezza che il sacerdozio è per lui il cammino giusto da scegliere. Così decide di dirlo ai genitori e, tra l’incredulità della madre e la contrarietà del padre, a diciotto anni entra in seminario. “Dalla finestra della mia stanza potevo vedere le distese dove Gesù mi avrebbe portato. Ho compreso con chiarezza che quel sogno, quell’orizzonte luminoso con Gesù si realizzava”.

L’ordinazione sacerdotale

Terminati gli anni di studio, don Mario chiede e ottiene al suo vescovo di poter vivere un periodo di diaconato permanente. Per quattro anni ha abitato in una comunità con altri sacerdoti, alcuni diaconi e anche delle famiglie povere e con il vescovo ausiliare Benito Cocchi che ha allenato la loro “vita di servizio”. Don Mario è stato ordinato sacerdote il 24 settembre 1977. “Mi è sempre rimasto ben scolpito nella mente cosa mi disse mio padre: ‘Ricordati che da questa strada non si torna indietro’. Non mi sono mai pentito e mai ho pensato di tornare indietro”. Dopo l’ordinazione, ha chiesto al suo vescovo di partire come sacerdote “fidei donum” per la terra di missione della diocesi di Bologna in Tanzania. “Già avevo conosciuto don Oreste Benzi e vista come era là situazione nella regione di Iringa gli scrissi una lettera per chiedergli di aprire una casa della sua associazione in quella zona. Mi ha risposto dopo quindici mesi, ma, quando ci siamo incontrati, in tre minuti abbiamo progettato tutto”.

La vita in parrocchia

Oggi don Mario è parroco nella chiesa di Sant’Antonio di Savena e durante il Giubileo della Misericordia è stato chiamato da Papa Francesco ad essere un “missionario della misericordia”. Vive con altri 16 ragazzi provenienti da tutto il mondo e, a volte nella sua casa arrivano anche famiglie che vogliono fare un’esperienza di condivisione. Anche grazie al loro aiuto ha deciso di rispondere al richiamo fatto dal Pontefice durante l’omelia per il giubileo dei diaconi: quello di “tenere la porta aperta”. “Ora faccio il prete in parrocchia: messe, benedizioni, battesimi, matrimoni e funerali. Il mio vescovo, monsignor Zuppi, è molto premuroso sia con i ricchi sia con i poveri. Con i poveri in particolare non si dà pace – racconta don Mario -. Io sono un prete fortunato: la grazia di Dio mi ha sempre accompagnato. Dio mi ha elargito una vita buona”.

Manuela Petrini

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