A settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Mitsubishi – la più grande holding finanziaria del Giappone nata nel 1875 come azienda di costruzioni navali – si è scusata ufficialmente con gli ex prigionieri di guerra americani costretti a lavorare nelle miniere del gigante industriale nipponico fino al 1945. Durante il conflitto, infatti, l’industria fu impiegata per produrre mezzi corazzati, tra cui il carro armato Type 95 Ha-Go e l’aereo da caccia Mitsubishi A6M “Zero”.
Lo storico gesto è arrivato durante una cerimonia al Museo della tolleranza del Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles. Hikaru Kimura, un dirigente della compagnia, ha “chiesto scusa con animo pieno di rimorsi” a James Murphy, 94 anni, uno dei pochissimi prigionieri americani ancora in vita dei 12 mila impiegati come schiavi. “Per 70 anni da quando la guerra è finita”, ha detto Murphy, accettando le scuse “sincere ed umili”, “i prigionieri di guerra che lavorarono per le compagnie nipponiche hanno chiesto una sola cosa: le scuse”.
Mitsubishi è la prima grande azienda giapponese a compiere questo gesto. Il governo di Tokyo, dal canto suo, ha atteso fino a settembre 2010 per presentare le scuse ufficiali agli ex prigionieri di guerra americani per i “trattamenti disumani” subiti. Circa 900 prigionieri americani erano stati obbligati a lavorare nelle quattro miniere gestite da Mitsubishi in Giappone. Le altre migliaia erano stati inviati in altre aziende che però non hanno mai fatto sentire (per ora?) la propria voce in merito.
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