Un paesaggio decisamente insolito quello che caratterizza lo scenario di Piazza Duomo, a Milano. Tra turisti incuriositi e passanti a metà tra lo stupore e lo sbigottimento, i fusti di una ventina di palme hanno modificato l’assetto scenografico di una tra le più famose piazze d’Italia, disegnando una cartolina degna del Crystal Palace e, a dirla tutta, a prima vista un tantino fuori contesto. Questo, infatti, è quello che hanno pensato buona parte dei cittadini, chiamati in causa dal sindaco Sala, il primo a postare sui social network le immagini della singolare installazione vegetale, la quale, peraltro, si completerà di alcuni filari di banani, fiori esotici e altra vegetazione sempreverde. “Cosa c’entra tutto questo con Milano?”, si chiedono in molti. In realtà, quella sponsorizzata dal colosso “Starbucks” (vincitore di un bando pubblico e prossimo ad aprire nella città meneghina il suo primo caffè) non è un’idea del tutto priva di precedenti: in alcune foto ottocentesche, postate dalla giunta, nelle aiuole di Piazza Duomo è possibile vedere dei palmizi dal tronco basso. Il fascino dell’esotico la faceva da padrone allora. Il problema, semmai, sta proprio in questo anacronismo: l’attrazione per l’orientale era una prerogativa dell’establishment del XIX secolo, soprattutto oltremanica. Del XIX secolo, però…
E allora, tra chi ironizza citando il surriscaldamento globale e chi critica, c’è anche chi tenta di non sbilanciarsi, attendendo la conclusione del progetto e interpellando, nel frattempo, gli abitanti: “Milano si risveglia con palme e banani in piazza Duomo – scrive il sindaco -. Come nella tradizione ottocentesca. Buona o cattiva idea? Certo che Milano osa eh..”. E poi, vestendo i panni del cittadino: “Sospendo anch’io il giudizio: vediamo quando sarà finito il lavoro. Tendenzialmente non mi dispiace, però, voglio vederle bene”. Decisamente più ficcante il commento twittato dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini: “Mancano solo sabbia e cammelli”. Ma, in fondo, c’è pure qualcuno che apprezza: “Mi sembra che ci sia davvero un pregiudizio culturale nell’ignoranza della storia della città. Noi siamo curiosi e aperti alle novità. Peraltro le palme vengono da Como, non dall’Africa”, ha commentato Filippo Barberis, capogruppo Pd in Comune.
Il progetto dell’architetto Marco Bay divide, e questo era in realtà pronosticato. Viene da chiedersi se l’arrivo di palmizi e alberi da frutto d’oltremare si sposi con lo stile architettonico gotico del Duomo. L’architetto Paolo Pejrone, come scrive “Repubblica”, parla di “follia neogotica… Le palme non fanno parte del passato e neppure del futuro del Nord Italia, sono un esotismo a sé”. Di diverso avviso, invece (si legge ancora sul quotidiano) il critico d’arte Philippe Daverio: “Non è un’africanizzazione di Milano, come è stato detto, io trovo invece che quest’idea sia fantasiosa, in linea con la storia”. Chissà, forse il gusto dell’esotico, nell’era della globalizzazione, non è più così di moda. Un conto è immaginare le meraviglie d’oltreoceano, un altro è averne accesso attraverso il mondo della rete. E in fondo, a ragione, alcuni luoghi simbolo di casa nostra ci piace vederli così come sono.
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