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PADRE KNOTZ E IL “KAMASUTRA CATTOLICO”

“Ogni posizione o forma di eccitazione è possibile”; “giochi frivoli e fantasie piccanti” sono ben accetti; “si può fare l’amore anche per donarsi reciproco piacere, non solo per procreare”. A parlare non è un pornodivo o uno dei tanti sessuologi che bazzicano le televisioni, ma padre Kwasery Knotz, frate cappuccino di 51 anni ordinato sacerdote nel ’91, da tempo impegnato in prima linea nel tentativo di rompere quello che molti considerano un tabù: il rapporto tra Chiesa e sessualità. Per farlo ha iniziato a incontrare coppie nel corso di esercizi spirituali a tema, ha aperto un sito web e scritto un libro: “Non avere paura del sesso“, che il The Guardian ha simpaticamente battezzato “Il kamasutra cattolico”.

Regole

Il testo, però, non ha niente a che vedere con l’antico trattato indiano sul comportamento sessuale. E’ invece un saggio sull’amore coniugale, sull’intimità degli sposi, che parte da un presupposto: il piacere non è mai proibito se cerca l’appagamento non solo di se stessi ma anche, e soprattutto, dell’altro. “Se pensiamo che fare l’amore sia un male, ci separiamo da Dio – ripete come un mantra padre Knotz agli sposi che incontra ogni settimana – il sesso avvicina due persone che si amano profondamente a Dio. Rappresenta la maggior dimostrazione d’amore e Dio è presente in essa”. Del resto, sostiene, la Bibbia è “piena di citazioni sessuali: il primo è il grido di eccitazione di Adamo alla vista di Eva”. In un campo così spinoso, per chi crede, il frate polacco inserisce un criterio dirimente tra il bene e il male: il rispetto. Bandita, quindi, (come Chiesa insegna) la pornografia, che “paralizza” l’intimità, in quanto “le immagini di cui si è saturi riaffiorano durante i rapporti, e impediscono di passare da un’eccitazione biologica a quella più profonda”. Cioè basata sul legame profondo tra marito e moglie. Anche perché “gli sposi imparano uno dall’altro e non hanno bisogno di modelli” e “la bellezza del sesso va molto oltre i limiti della tecnica“.

Monito ai media

Vanno guardate con sospetto anche tutte le forme di “sesso virtuale“, visto che “al cellulare, su skype e via webcam si fa qualcos’altro, non l’amore. Per quello serve che i corpi si tocchino”.  Un monito viene poi lanciato ai media, i quali si concentrano su tutto tranne che sul rapporto “tra intimità e amore”, diventato il vero “tabù insormontabile“. Insomma, a letto si va in due, per darsi e ricevere, senza far prevalere il proprio ego o schemi prefabbricati da internet e tv. Entro questi parametri – cui si aggiunge ovviamente l’obbligo di fedeltà – secondo il frate, ogni cosa è lecita, preliminari compresi. “Il sesso è come una partita di calcio – afferma – è bello quando l’azione cambia, non si capisce in che direzione vada il gioco e quando non si può prevedere il risultato finale. Ogni tanto viene fischiato un rigore, ma ci sono momenti altissimi”. Meglio, dunque, evitare “un linguaggio volgare e poco concreto” che rischia di svilire il tutto.

Fonti

Knotz tende a precisare che il suo non è un lavoro nato dal nulla. Al contrario si fonda non solo sull’interpretazione della sacra scrittura ma anche su testi dottrinali autorevoli. Su tutti la “Teologia del corpo” di Papa Giovanni Paolo II, un’opera che George Weigel, biografo nordamericano di Karol Wojtyla, ha definito “una bomba a scoppio ritardato”. “La Chiesa, attraverso l’insegnamento dei papi, apprezza la sessualità più di chiunque altro nel mondo che ci circonda, e crede che la società la sottovaluti continuamente – ha spiegato il religioso in un’intervista – Il corpo esprime la totalità della ricchezza spirituale dell’essere umano, il che vuol dire che la sessualità è disegnata per rappresentare questa ricchezza. Non si tratta di una relazione triviale basata su desideri sessuali superficiali, che si possono generare e spezzare quasi immediatamente, ma della relazione che permette di creare un’unione stabile e fedele, basata sull’amore e sulla fiducia”. Appigli che hanno consentito a padre Knotz di svolgere il suo lavoro senza le “scomuniche” del caso. Anzi la Chiesa polacca lo ha autorizzato a pubblicare il suo libro. Non manca, però, un minimo di esperienza personale che gli permette di rivolgersi alle coppie in modo ancor più credibile, “sono stato fidanzato, prima di entrare in seminario“.

Francesco Volpi

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