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“Napoli come Raqqa”, il Sun inserisce la città partenopea tra i luoghi più pericolosi del mondo

“Vedi Napoli e poi muori”. Probabilmente il “The Sun“, sensazionalistico tabloid britannico del gruppo Murdoch, ha preso sul serio il detto rileggendolo in chiave negativa. E così la città partenopea finisce nella lista dei luoghi più pericolosi del pianeta, alla stregua di Raqqa o Caracas. Il giornale inglese, inoltre, incorona la capitale della Campania come la città più pericolosa d’Europa. Napoli, infatti, detiene il record negativo per quanto riguarda la parte occidentale del Vecchio Continente, mentre per la parte orientale deve contendersi il primato con Kiev.

La cartina della paura

La cartina della paura tracciata dal giornale indica, secondo criteri non esattamente omogenei, i centri urbani ritenuti più a rischio in 10 diverse aree geografiche del mondo, scelti per le ragioni più varie: dal terrorismo alla droga, dagli omicidi alla presenza di gang mafiose o criminali, dalla guerra, ai disordini razziali, alla violazione dei diritti umani. Ne viene fuori una mappa ineguale, in cui Napoli è additata come la città più pericolosa dell’Europa occidentale, accanto a luoghi come Mogadiscio (in Somalia, la peggiore in Africa) o addirittura Raqqa (capitale dell’Isis in Siria, indicata per il Medio Oriente). Ma anche a Saint Louis (Usa), giudicata esempio di pericolosità per il Nord America, o Perth, il “paradiso” delle droghe sintetiche in Australia.

Lo studio

La classifica è realizzata dal reporter Guy Birchall, secondo cui Napoli compare tra gli angoli più pericolosi del pianeta, definiti “hellholes”, ovvero buchi dell’inferno. Secondo i criteri prestabiliti, la città partenopea, col suo tasso di omicidi tra i più alti in Europa, primeggia proprio su quest’ultimo. Nel pezzo si legge: “La città italiana è famosa in tutto il mondo per i suoi legami con la malavita organizzata“. Poi specifica: “La Camorra si differenzia dalla Mafia in Sicilia e dalla ‘Ndrangheta in Calabria, per la sua organizzazione non gerarchica, suddivisa in più clan”. E non mancano riferimenti ai delitti di mafia e alle guerre tra le famiglie della malavita per accaparrarsi i territori sottratti alla giurisdizione dei precedenti boss. Per Birchall, che la frase “Va a Napoli” si potrebbe paragonare ad un insulto, come a dire “Va all’inferno”.

Antonio Di Mola

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