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Mappato il lato oscuro dell’Universo: il 26% è composto da materia “invisibile”

Il lato oscuro dell’universo, ovvero la distribuzione della così detta materia (ed energia) oscura, è stato mappato grazie all’osservazione di ben 26 milioni di galassie. E’ il risultato del progetto-studio internazionale intitolato “Dark Energy Survey“, al quale hanno partecipato oltre 400 ricercatori provenienti da ogni parte del globo. La nuova mappa, più dettagliata, è in via di pubblicazione. I risultati del progetto sono stati presentati, in anteprima, negli Stati Uniti, durante il convegno della Divisione di fisica delle particelle della Società Americana di Fisica, organizzato presso il Fermilab di Batavia (Chicago).

Mappe a confronto

I dati presentati fanno riferimento all’attuale universo, vecchio di quasi 14 miliardi di anni, indicando una distribuzione di materia ed energia oscure sovrapponibili (con un margine di errore del 7%); una teoria diversa rispetto a quella prevista dal modello teorico basato sulla foto dell’universo bambino scattata nel 2010 dal satellite Planck, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Antonio Masiero ha così commentato: “E’ un risultato impressionante, è come avere la fotografia di un bambino scattata dopo la nascita e poter calcolare l’aspetto che quel bambino potrà avere 100 anni più tardi“. Entrambe le mappe, quella del baby universo e quella dell’universo attuale, indicano che la materia oscura occupa circa il 26% dell’universo e che l’energia oscura ne occupa il 70%.

Dodelson: “Ora possiamo vedere la struttura dell’universo”

“E’ un risultato davvero emozionante”, ha riferito a margine dell’evneto uno dei coordinatori del progetto, Scott Dodelson, del Fermilab: “per la prima volta siamo in grado di vedere l’attuale struttura dell’universo con la stessa chiarezza con la quale abbiamo osservato la sua infanzia”. I dati che hanno permesso di ottenere questo risultato si riferiscono solo al primo di quattro anni di osservazioni, condotte con il telescopio Blanco, che fa parte dell’osservatorio Inter-Americano di Cerro Tololo, sulle Ande cilene. “E’ una dimostrazione di come il modello standard della cosmologia sia in grado di spiegare non soltanto la distruzione di galassie e ammassi di galassie, ma di stabilirne la forma”, ha osservato il vicepresidente dell’Infn. Infatti, la mappa è stata ottenuta osservando il modo in cui la luce delle galassie viene “deviata”, o “modellata” dalla presenza della materia oscura. La tecnica usata è quella “lente gravitazionale“, un fenomeno che si verifica quando la luce di un corpo celeste viene deviata dalla presenza di un campo gravitazionale. Nei prossimi tre anni di studi potrebbero arrivare nuove rivelazioni e una più approfondita conoscenza di quella che oggi è ancora, per molti aspetti, materia oscura.

Mattia Sheridan

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