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Manca il sangue per le trasfusioni, il sindaco scrive ai giovani: “Andate a donare”

All’ospedale di Alessandria, città dove vivono quasi 94 mila abitanti, c’è carenza di sangue. Come riporta il quotidiano “La Stampa”, nella struttura ospedaliera del terzo comune del Piemonte, servono circa tredicimila provette di emocomponenti all’anno. “Arriviamo sempre al limite, riusciamo a malapena a raggiungere l’autosufficienza”, spiega Franco Maria Dallavalle, direttore del centro donazioni di Medicina trasfusionale dell’azienda sanitaria ospedaliera.

Donatori sempre più vecchi

“Di queste, la metà arriva dal centro donazioni Avis comunale di Alessandria”, attivo dal 1934. Il lavoro da fare e tanto, ma viene svolto con parsimonia grazie all’aiuto di alcuni volontari dislocati in ben cinque postazioni fisse (più due di supporto). Ad oggi, sono circa 3700 i donatori attivi, tremila gli iscritti. Questo ad Alessandria. Nella provincia ci sono ben 33 centri dell’Avis. Tuttavia, i donatori invecchiano e più si va avanti con l’età, più si riduce la possibilità di donare con maggiore frequenza. “Per questo servirebbero giovani, una nuova tornata. Sarebbe bello che la fascia dai 18 ai 25 anni si interessasse al problema”. Effettivamente, l’impegno dei giovani potrebbe rivelarsi un prezioso aiuto per risolvere il problema.

Un invito per le nuove generazioni

Per provare a coinvolgere le nuove generazioni su questo fronte, ecco l’intervento del Comune: “Manderemo lettere a ogni famiglia – dichiara il sindaco di Alessandria, Rita Rossa – spiegando che quella della donazione è una catena che ha un ritorno: si fa del bene, si aiuta il prossimo e intanto si controlla pure il proprio stato di salute. È un ottimo screening preventivo. Quest’azione, che ci costerà circa ventimila euro per inviare lettere a oltre quarantamila indirizzi precisi, mira a ripristinare le sacche necessarie per l’ospedale della città. Lo faccio perché io sono anche responsabile della salute pubblica. Invitiamo i cittadini ad aspettare questo invito, a non buttare la lettera e a leggerla con attenzione”.

Edith Driscoll

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