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LA SCIENZA CONFERMA: IL CELLULARE NON PROVOCA IL TUMORE AL CERVELLO

Cade il mito del telefonino come apparecchio che provoca il cancro al cervello: uno studio australiano, pubblicato su Cancer Epidemiology, durato 29 anni e condotto su un campione di circa 34 mila pazienti, non ha riscontrato alcun legame tra l’utilizzo, sempre maggiore di dispositivi mobili e l’aumento delle diagnosi di tumore cerebrale, limitato ad alcune fasce di popolazione e dovuto, pare, a strumenti diagnostici sempre più precisi.

Simon Chapman, assieme ai colleghi dell’Università di Sydney, ha analizzato l’associazione tra età e incidenza di tumori cerebrali in quasi ventimila uomini e quindicimila donne, che hanno ricevuto diagnosi della malattia in Australia tra il 1982 e il 2012. I dati sono stati quindi comparati con quelli della diffusione di cellulari tra il 1987 (anno della loro introduzione nel Paese) e il 2012.

Nella terra dei canguri, sempre più persone usano il telefonino (si va dal 9% nel 1993 al 90% del 2012). Negli ultimi 30 anni l’incidenza di tumori al cervello, in pazienti dai 20 agli 84 anni (su una base statistica di 100 mila persone), è cresciuta lievemente negli uomini (+0,05%), rimanendo stabile nelle donne. Aumenti significativi nelle diagnosi di tumori al cervello si sono riscontrati solo nei pazienti ultrasettantenni, maschi e femmine, e tutti a partire dal 1982, cioè prima dell’introduzione dei telefoni cellulari. La spiegazione più plausibile di questo aumento è, probabilmente, il miglioramento della diagnosi. Tomografia computerizzata e risonanza magnetica, introdotte nel sistema sanitario australiano all’inizio degli anni ’80, hanno permesso di distinguere i casi di tumore cerebrale da quelli di demenza o ictus.

I ricercatori hanno quindi comparato i dati acquisiti con il numero di diagnosi di cancro al cervello che si dovrebbero registrare se davvero i cellulari ne causassero l’insorgenza. Analizzando alcuni dei principali studi che sostengono questo legame, hanno poi ipotizzato che l’uso dei dispositivi mobili sia responsabile di un aumento del 50% dei casi di tumore al cervello (una stima conservativa, rispetto ad alcune tra le ipotesi avanzate finora). Secondo questo modello, il numero di diagnosi previste per il 2012 sarebbe stato di 1.866, mentre i reali casi di tumore al cervello registrati sono stati 1.435.

A chi sostiene che il grosso dei danni da cellulare sul cervello sia previsto per gli anni avvenire, gli autori ricordano che la maggior parte degli agenti carcinogeni (dal fumo di sigaretta all’amianto, alle radiazioni nucleari) agisce in un periodo di 30-40 anni al massimo. Una finestra di latenza che questo studio, e altri sul tema pubblicati negli USA e in Inghilterra, Nord Europa e Nuova Zelanda, hanno già considerato.

Edith Driscoll

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