È stata inaugurata dalla Caritas di Grosseto “Casa di Elia”, un appartamento pensato per accogliere quei padri separati in situazione di momentanea difficoltà economica. Il primo papà è entrato oggi. “È un maremmano – spiegano dalla Caritas – ha un lavoro ed è padre di un figlio”. Il secondo ospite invece “entrerà a breve – proseguono -, è un ex piccolo imprenditore con problemi di soldi”. L’appartamento è stato messo a disposizione dalla diocesi che, attraverso la Caritas, ha allestito “Casa di Elia” nel centro giovanile Frassati.
Mons. Rodolfo Cetoloni – vescovo di Grosseto – ha spiegato: “Abbiamo desiderato inaugurare questa casa a pochi mesi dall’apertura del Sinodo ordinario dei vescovi dedicato alla famiglia e a pochi mesi dal quinto Convegno della Chiesa italiana, in programma a novembre a Firenze, sul tema del nuovo umanesimo in Gesù Cristo. La nostra comunità diocesana – ha proseguito il vescovo – si è preparata e continua a prepararsi a questi due momenti straordinari di cammino ecclesiale e vuol farlo anche attraverso gesti che siano segno del nostro profondo desiderio di abitare questo tempo per annunciare la forza liberante del Vangelo, attraverso la via dell’educare alla vita buona che propone Gesù, uscendo incontro all’umanità di oggi con le sue ferite e le sue lacerazioni”.
Mons. Cetoloni ha aggiunto: “Questa casa vuol essere un segno di attenzione sincera alla famiglia anche nelle sue fragilità, nelle sue ferite, perché si trasformino in feritoie, varchi di luce e di speranza. Noi alla speranza che non delude crediamo ancora”. La casa per padri separati rappresenta l’ampliamento ulteriore del progetto-pilota della Caritas diocesana “Famiglie solidali”. Da oltre due anni, infatti, la Caritas accoglie nuclei familiari in momentanea situazione di disagio e difficoltà economica in alcuni alloggi in via Adriatico e in via Goldoni, prevedendo per loro “non solo un sostegno di tipo materiale, affinché possano rimettersi in carreggiata e riprendere una vita normale, ma anche un accompagnamento nella relazione”. Quindici famiglie della diocesi si affiancano a quelle ospitate da Caritas (tre famiglie per ogni nucleo ospite) “per ricreare una rete di relazioni di amicizia, determinanti per ritrovare fiducia, stima e autonomia”.
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