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Ivan Sperone QUELLA VETTA CHE NON PENSAVO DI SCALARE

“Quando vedo il traguardo sempre più vicino e, dopo l’ultima curva, sento il frastuono prodotto dalle ruote delle bici di altri atleti che cercano di raggiungermi, capisco che se voglio vincere devo dare il meglio di me. Superata la linea finale il mio cuore si riempie di gioia, l’agonismo svanisce e di colpo gli avversari tornano a essere preziosi compagni”. Ivan Sperone è un campione di vita prima che di sport. Nato prematuro, dopo solo 6 mesi di gestazione, pesava poco più di un chilo. Gli viene diagnosticata la Deparesi Spastica e i medici avvisano i suoi genitori che non avrebbe mai potuto camminare. Inizia un calvario di 16 anni dove subisce innumerevoli interventi e sedute di fisioterapia.

Poi qualcosa dentro di lui si scuote e decide che è il momento di cambiare l’approccio alla vita. Si laurea col massimo dei voti in “Farmacia” e poco dopo, grazie all’associazione “Portabili d’Alba” di Cuneo, conosce l’handbike: un modo di andare in bici pedalando con le mani; e comprende che quella potrebbe rappresentare un’ottima via per superare le sue difficoltà. Quando ha cominciato ad andare in bici pesava appena 40 kg ma grazie a una continua attività in palestra e a un assiduo allenamento su strada, ottiene una massa muscolare che non aveva mai avuto. Nel 2013 la polisportiva “Sportabili di Alba” decide di tesserarlo e Ivan, che ha già vinto la corsa per la vita, comincia anche a ottenere i primi successi nelle competizioni sportive. All’attivo, con la sua carrozzina speciale, ha un palmares con una tappa vinta al campionato italiano e due al Giro d’Italia e un terzo posto agli ultimi Europei.
“Il mio sogno nel cassetto – racconta il giovane atleta – sarebbe quello di poter prendere parte alle prossime paralimpiadi di Rio nel 2016 anche se ciò che conta davvero è cercare sempre di migliorare me stesso e i miei problemi di disabilità”. Alla domanda su come affronta le gare contro i suoi avversari lui risponde così: “Preferisco chiamarli compagni piuttosto che avversari; siamo tutti uguali e l’obiettivo rimane il divertimento che viene prima della competizione vera e propria”.

Una storia di sport che regala una speranza in più. ha l’obbligo di essere raccontata. Negli ultimi anni in Italia le attività per persone con disabilità sono aumentate in maniera significativa anche se rimangono un po’ troppo dietro le quinte. La polisportiva “Passo”, nella provincia di Cuneo è un modello in questo senso: dal 1996 ad oggi, è in prima linea per aiutare a crescere nella vita e nello sport molti ragazzi in carrozzina. Ivan rappresenta un esempio di come si possa trarre quanto di più positivo dalle disgrazie. “Il mio augurio – conclude – è che in Italia venga diffusa maggiormente l’informazione generale sugli sport per persone con disabilità. L’handbike nel suo piccolo sta crescendo soprattutto nel nord del Paese e sono centinaia gli atleti che lo praticano, ognuno con la propria esperienza da raccontare”. Dietro l’oscurità si può sempre intravedere uno spiraglio di luce. La storia di Ivan è uno schiaffo a quanti considerano la disabilità solo un motivo di imbarazzo e di pietà, e non capiscono che anche nelle avversità la vita può trionfare.

MA QUANTO E’ DURA LA SALITA…

Davide Chiossi

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