Il 21 febbraio del 2001, Giovanni Paolo II creava cardinale l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio. Un momento straordinario, se si pensa che il neo porporato argentino sarebbe succeduto 12 anni dopo al Papa polacco, elevandolo (in qualità di Pontefice) agli onori dell’altare. In quell’occasione, Bergoglio rilasciò un’intervista al quotidiano argentino “La Nación”. Con lui c’era anche un altro argentino, il cardinale Mejía. Chi lo conobbe per la prima volta rimase colpito dal suo essere così umile e dal modo di parlare, così chiaro.
Chi era presenta racconta di un cardinale Bergoglio impacciato, quasi “fuori luogo”. Rifiutò tutti i festeggiamenti, chiese di raccogliere fondi da donare in beneficienza ai poveri di Buenos Aires. Ciò accadde anche quando fu eletto Papa: “Non venite a Roma per la Messa di Inaugurazione – ha detto – spendete i soldi del biglietto per darlo ai poveri”. Il suo pensiero da sempre era rivolto agli ultimi. Rifiutò anche le vesti color porpora nuove, bensì sistemò quello del suo predecessore, l’arcivescovo Quarracino.
L’immagine che più colpisce oggi di quel lontano giorno, è quella del vecchi Pontefice, malato, ora Santo, che mette la berretta rossa sul capo di colui che 12 anni dopo gli sarebbe succeduto proprio alla Cattedra di Pietro. In quell’intervista fu chiesto all’arcivescovo argentino: “Si sarebbe mai immaginato di diventare cardinale?”. La sua risposta fu secca: “No! Non mi era mai venuto in mente!”. Per lui lo zucchetto rosso non è “come arrivare alla cima”: “Io lo vivo religiosamente e prego – disse -. Non lo vivo come l’essere arrivato a qualcosa. Ogni ascesa significa una discesa e bisogna discendere per servire meglio”.
Alla domanda “Adesso lei sarà un elettore in un eventuale Conclave e molti credono che lei, con la sua età, potrebbe essere papabile”, Bergoglio rispose:”No, non mi è venuto in mente. Credo che questo Papa, anche se malato, ha ancora molti anni di vita, perché ha un fisico da atleta ed è un uomo di una forza impressionante”. Giovanni Paolo II morì quattro anni dopo. Papa Francesco ricorda sempre a vescovi e prelati che non devono essere “principi”, ne tanto meno fare una vita da ricchi. A Buenos Aires lui non è mai andato a vivere nella residenza che era dell’arcivescovo, non ha mai voluto un’auto con l’autista, si spostava a piedi o in metro. Una vita votata all’umiltà.
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