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Fermare l’eugenetica, un obiettivo possibile

Giornalista, laureata in Scienze politiche, specializzata in Politiche sociali
Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della morte del Prof. Jerome Lejeune. Quando il medico francese, genetista e difensore della vita, nel 1959 ha scoperto la causa del sindrome di Down non ha pensato che la sua scoperta sarebbe stata utilizzata per effettuare la “selezione” dei bambini: quelli sani che possono nascere e quelli che hanno nel cariotipo il cromosoma supplementare 21 e non dovrebbero vivere. Il dottor Lejeune senza successo ha sostenuto che la medicina diventa pazza quando attacca il paziente e non la malattia; nonostante il suo monito, infatti, il procedimento dell’uccisione si è allargato. Secondo l’istituto francese che porta il suo nome, oggi praticamente il 96 per cento dei bambini che nel test prenatalizio mostrano un difetto genetico vengono uccisi. “Esiste una legge in vigore in Francia che dà la possibilità di fare l’aborto legale di un figlio fino alla vigilia della nascita prevista”, ha detto nel corso di una visita in Polonia Marie-Helene Mathieu, co-fondatore della comunità “Fede e Luce” (Foie t Lumière), che sostiene i malati.

Una luce nella bioetica è respingere i personalismi, ma purtroppo la legge di molti stati consente che i bambini che sono stati trovati con un difetto genetico prenatale o un altro tipo di distorsione possano essere condannati a morte, anche se la medicina non lascia alcun dubbio che la vita comincia al momento del concepimento (concepimento anche nel caso artificiale in vitro). Secondo una ricerca americana condotta tra il 1999 e il 2010, nel range tra 89 e 97 per cento di diagnosi durante la gravidanza, i bambini con sindrome di Down hanno subito il cosiddetto aborto eugenetico. I dati ufficiali del Ministero della Salute in Polonia mostrano che nel 2011 sono stati compiuti 669 aborti, di cui 620 a causa di disabilità o malattia. Una cifra in linea con quella riscontrata negli altri paesi europei, dove la percentuale di bambini nati con sindrome di Down è anche molto bassa, ma solo perché il 90 per cento dei bambini ai quali è stato diagnosticato il cromosoma supplementare o si sospetta possa avere una malattia genetica perde la vita. Indubbiamente accogliere un bambino con il sindrome comporta un maggiore impegno dei genitori nella cura del bambino, ma non può essere questa la ragione per calpestare la loro dignità.

La Chiesa cattolica non lascia alcun dubbio sull’inalienabile diritto fondamentale alla vita e alla dignità di ogni vita umana. ”L’uccisione di essere umani innocenti,anche gravati da alcune deficienze fisiche o mentali e per questo ‘inutili’ per la società, anche se dovesse presentare un ‘peso’ da sopportare, è contrario alla legge naturale e alla legge di Dio e come tale proibito, neanche se autorizzato da un ‘autorità pubblica” ha detto Pio XII il 29 ottobre 1951, durante un incontro con i partecipanti del Congresso dell’Unione cattolica Italiana ostetriche. Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae critica aspramente il test prenatalizio focalizzato sulla eliminazione eugenetica dei più deboli. Purtroppo una visione di una società senza disabili e dei malati era ipotizzata da eugenisti del XIX secolo come Maddison di Grant (1865-1937) il quale riteneva che “la fede sentimentale nella santità della vita umana impedisce l’eliminazione dei bambini storp (…), che non presentano nessun valore per la società (…) La vita umana è preziosa solo quando ha valore per la società o razza”. (Decorrenza della razza meravigliosa).

Questa triste visione utilitaristica della società “perfetta”e “impeccabile” ancora oggi ha tanti sostenitori, ma di contro c’è la testimonianza piena di gioia dei bambini con le malattie genetiche. Alcuni sono riusciti sopravvivere grazie al coraggio delle mamme, altri semplicemente grazie a una diagnosi prenatale sbagliata. Le testimonianze di famiglie che hanno voluto adottare i bambini con sindrome di Down sono la prova che un grande sforzo è anche connesso con l’enormità dell’amore che possono dare. Questo amore trasforma e avvicina gli sposi. Anche se la cura del bambino malato richiede molto più fatica e attenzione, è il suo amore ricompensa tutte le difficoltà, dice Kaja Godek, mamma della piccola Rosa e di Adalberto, 6 anni, con sindrome di Down: un ragazzo energico e sorridente con il suo calore e la sua sensibilità. Il già citato Istituto Jerome Lejeune incoraggia le future mamme a dare la luce ai bambini con difetti genetici, offre aiuto e se necessario anche famiglie adottive. I medici hanno osservato che i bambini che imparano la dedizione dai genitori possono diffondere nella società enormi quantità di altruismo.

Anche se il numero di pro-vita e la coscienza della dignità di ogni vita umana è crescente, la cultura della morte è ancora immensa: il cosiddetto aborto chirurgico e farmacologico, l’eutanasia, non solo per gli anziani ma anche per i bambini malati, addirittura in vitro… Diverse organizzazioni pro-live indicano che ogni anno nel mondo vengono uccise quasi 50 milioni di vite in ogni fase di sviluppo. Il silenzio e il vuoto che lascia questa morte trafiggono le parole struggenti di Dio dalla Genesi: ”…ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo,a ognuno di suo fratello” (Genesi 9,5).

Angelo Perfetti

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