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COME IMPOVERISCONO I GIOVANI

A livello globale 500 milioni vivono con meno di 2 dollari al giorno, il 43% della forza lavoro giovanile è senza occupazione o vittima di retribuzioni inadeguate. È un dato impressionante, anche se non del tutto sorprendente; il problema dell’occupazione giovanile si innesta nel problema più vasto dell’impiego in età adulta, e deve fare i conti con la recessione globale che da anni attanaglia l’economia. Ma certo “vivere” con meno di 2 dollari al giorno significa “sopravvivere”, nel migliore dei casi.

A rivelarlo è il l’ultimo report di Oxfam (un’associazione umanitaria italiana, nata in Toscana più di 30 anni fa e oggi parte di una grande coalizione internazionale, formata da 15 organizzazioni che lavorano in 98 paesi per combattere la povertà nel mondo) dal titolo: “I giovani e la disuguaglianza: è tempo di rendere le nuove generazioni protagoniste del proprio futuro”,

Oggi nel mondo ci sono più giovani che in qualsiasi altro momento della storia: sono 1,8 miliardi quelli tra i 10 e i 24 anni. Eppure oltre 500 milioni di ragazzi tra i 15 e 24 anni vivono con meno di 2 dollari al giorno, e moltissimi di loro sono esclusi dai processi decisionali e sempre più esposti all’impatto delle crisi economiche.

Il report, lanciato nel quadro della campagna “Sfida l’ingiustizia”, mostra infatti come siano proprio i giovani ancora oggi i più colpiti dagli effetti della crisi economica internazionale iniziata nel 2008: il 43% della forza lavoro a livello globale è infatti disoccupata o vittima di retribuzioni inadeguate. La situazione di molti lavoratori rimane precaria. Secondo un rapporto 2015 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) 46 giovani su 100 sono costretti ad accettare forme di lavoro rischiose e pericolose, oppure contratti informali con i quali non possono esercitare il loro diritti.

Un dato generale che non risparmia l’Italia dove il tasso di disoccupazione giovanile (tra i 15 e 24 anni) ha toccato a giugno il 36,5%, secondo i dati Istat. Di fronte un contesto globale quindi dove, nonostante un aumento del 50% (tra il 2013 e il 2014) del numero di governi che hanno adottato Piani nazionali per le Politiche giovanili, resta ancora molto da fare.

E, come detto, non è solo un problema dei Paesi sotto sviluppati. I giovani canadesi, ad esempio, stanno affrontando – è scritto nel rapporto – i tassi di sottoccupazione più alti della loro storia, mentre l’accesso all’istruzione superiore è sempre più fuori portata, in particolare per i giovani immigrati. Il costo di iscrizione a un corso di laurea è più che triplicato; secondo la Federazione canadese degli studenti, ‘gli studenti di oggi costituiscono la generazione più indebitata nella storia del Canada.

“Attraverso questo report – sottolinea la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti – lanciamo un appello ai leader mondiali affinché rendano i giovani veri attori e motore di un cambiamento da cui tutti possano trarre beneficio”.

Nel mondo infatti ancora oggi quasi 126 milioni di giovani, soprattutto nei paesi poveri, sono vittime dell’analfabetismo, mentre in alcuni paesi le ragazze hanno una maggiore più probabilità di morire di parto che di finire gli studi. Un contesto globale che richiede quindi una riflessione che parta proprio dai giovani per trovare nuove e diverse soluzioni.

Fabrizio Gentile

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