O Gesù, splendore della eterna gloria, sollievo dell’anima pellegrina, la mia lingua è senza parola dinanzi a te, ma ti parla abbastanza il mio silenzio. Sino a quando indugerà a venire il mio Signore? Venga a me suo poverello e mi faccia lieto. Mi porga la sua mano, e tolga me misero da ogni angustia. Vieni, vieni, perché senza di te nessun giorno, nessun’ora sarà lieta, poiché tu sei la mia letizia; e senza di te la mia mensa è priva di tutto. Io sono misero e come incarcerato e oppresso dai ceppi, finché tu non mi ricrei colla luce della tua presenza, e mi restituisca alla libertà e mi mostri amichevole il tuo volto. Cerchino pure gli altri invece di te qualsiasi altra cosa che loro aggrada; a me intanto nient’altro piace, né piacerà che tu, mio Dio, speranza mia, salute eterna. Non tacerò, non cesserò di pregare, finché la grazia tua non ritorni, e tu non mi parli al di dentro.
RISOLUZIONI: Risolvi di stare rassegnato nelle aridità, e di ricorrere al Signore con maggiore insistenza di quando l’anima si sente trasportata verso di lui per la consolazione interiore, e di non cercare altro sollievo.
Tratto da un’antica edizione del 1800 dell’Imitazione di Cristo
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