MAFIA CAPITALE, BINDI: “LA POLITICA VALUTI UN PASSO INDIETRO”

“Il commissariamento della Capitale e anche dire che non è successo niente sono due alternative micidiali: nel caso in cui ci si trovasse di fronte a precedente pericoloso, si valuti se la politica per il bene delle istituzioni debba fare un passo indietro: si trovi una soluzione politica. Non sto dando indicazioni, ma un partito politico deve essere al servizio delle istituzioni e semmai fare un sacrificio se le istituzioni possono essere a rischio”. Lo ha detto il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi intervenendo a Omnibus su La7 proprio sulla vicenda di Mafia Capitale. “La politica deve mettersi al servizio delle istituzioni – ha spiegato l’esponente del Pd – Zingaretti e Marino sono fuori dall’inchiesta e forse la loro presenza è anche una garanzia. Lo scioglimento dei Comuni è cosa molto seria, dettato da una legge che va rivista. Non sfugge cosa significherebbe sciogliere Roma per mafia”.

E tuttavia, ha sottolineato Bindi, “non sciogliere un comune nel caso in cui ci fossero i presupposti creerebbe un precedente drammatico. Quindi io dico: in questa materia dello scioglimento dei comuni bisogna trovare una terza via: un comune che si trova in una situazione difficile come quello di Roma deve essere sottoposto ad un controllo e ad una vigilanza speciali: per esempio non si puo’ sopportare che ci sia una stazione appaltante per ogni assessorato”. L’Antimafia, in ogni caso, ascolterà Salvatore Buzzi, attualmente detenuto nel carcere di Nuoro, durante un’apposita missione in Sardegna. Secondo l’ex ministro il salto di qualità del ras dei centri d’accoglienza e quello di Massimo Carminati “c’è stato durante la giunta Alemanno. Buzzi è il vero corruttore: è la figura che si presenta con il volto buono, è l’anello di congiunzione dei vari mondi”. Quanto a Pd romano “non ha ancora interiorizzato che una cosa è il partito, una cosa le istituzioni, una cosa gli affari … è un vecchio vizio. Sicuramente un comitato d’affari c’è anche se alcuni del comitato non si conoscevano tra loro e sicuramente chi conosceva tutti era Buzzi”.

Sul caso De Luca, inserito fra gli impresentabili alla vigilia delle ultime Regionali, la Bindi si è difesa nuovamente dagli attacchi. “Le sue accuse sono inaccettabili. Nelle liste a sostegno di De Luca ci sono due persone nella lista dell’Antimafia: quindi ha detto una cosa non vera anche da questo punto di vista. Abbiamo fatto questo lavoro anche perché non finissero nel tritacarne persone che non c’entravano nulla, infatti è una lista di sole 15 soggetti, non di 100 . L’errore che ha fatto il mio partito è stato di lasciare la linea di encomio verso il Codice. Il capogruppo in Antimafia Mirabelli aveva espresso una contrarietà, ma poi ha detto: giusto fare questo lavoro. Fino al giorno prima era considerato un buon lavoro non c’era nessuno del Pd in quella lista: poi cosa dovevo fare togliere De Luca? Dovevo cambiare linea? Il mio partito doveva dire: ottimo lavoro quello dell’Antimafia ma abbiamo deciso lo stesso di candidare De Luca perché è stato un ottimo sindaco”.