«Ogni scriba, divenuto discepolo nel regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche»
«Omnis scriba doctus in regno caelōrum simĭlis est homĭni patri familĭas, qui profert de thesauro suo nova et vetĕra»
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valo-re, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Lo scriba era lo studioso della Torah, l’intellettuale in Israele. Discepolo invece è colui che ha incontrato il Maestro ed è stato conquistato da lui (Fil 3,12). Ora, scriba, in fondo, è ogni uomo: ciascuno con il suo bagaglio di esperienze e con la sua appartenenza culturale. E come lo scriba divenuto discepolo, così ogni uomo che incontri Gesù semplicemente si sente finalmente pater familias: si sente a casa, percepisce con gioia di aver trovato dove dimorare (Gv 1,39). Tutto ciò che è, la sua umanità, la sua cultura, le «cose antiche», vengono integrate con le «nuove»: con la sua nuova vita, con l’orizzonte di senso aperto da Gesù.
Tutto il passato viene curato, valorizzato, trasfigurato. Il futuro viene anticipato, realizzato. Tradizione e profezia, storia ed escatologia si incontrano nel presente dell’esperienza d’amo-re con Gesù: il passato non è più peso e catena, il futuro non è più fuga ed illusione. L’amore, al presente, accoglie il passato e gli conferisce vitalità ed attualità; radica il futuro, dandogli consistenza e credibilità. Il mondo ha bisogno di scribi divenuti discepoli del regno dei cieli: di persone che attraverso una sempre rinnovata opera di inculturazione sappiano annunciare il vangelo all’uomo di oggi.
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