Cosa accomuna Juventus, Milan, Inter, Roma, Napoli e Fiorentina al di là della tradizione calcistica? La clamorosa e comune decisione di abbandonare la seduta della Lega di Serie A, ritenendo ormai “insanabile la frattura”, per citare le parole del portavoce Adriano Galliani, tra i 6 top club e il resto degli affiliati alla lega. Interrotti, quindi, i lavori dell’assemblea in via Rossellini, a Milano. E, di conseguenza, ogni possibilità di elezione del presidente della Lega A è rinviata a data quantomai da destinarsi, in quanto l’abbandono dei tavoli di lavoro implica l’insussistenza del numero richiesto per la votazione. Ma il problema è ben più serio: tale situazione, infatti, delinea in modo sempre più concreto la possibilità di un commissariamento ai vertici dirigenziali.
La notizia di un disaccordo fra i principali club e il resto della lega era abbastanza nota. Quella del 22 marzo era infatti la terza assemblea convocata, dopo le prime due durante le quali non si è giunti nemmeno all’atto della votazione per quanto riguarda la nomina del futuro presidente. La decisione delle 7 società (oltre alle 6 “grandi” anche il ChievoVerona ha deciso di abbandonare l’assemblea) mette un punto molto probabilmente definitivo sulla questione elezione, con l’ipotesi commissario che si staglia sempre più distinguibilmente all’orizzonte: “Noi rappresentiamo l’80% dei tifosi italiani – ha spiegato ancora Galliani -. Abbiamo deciso di andare via dall’assemblea perché è impossibile, allo stato attuale delle cose, trovare una soluzione. Le altre squadre decideranno quello che è utile fare. La governance è la foglia di fico per poi finire nei soliti problemi della Lega. Le sei hanno deciso di uscire dalla comune”.
Il problema, secondo quanto spiegato dallo stesso amministratore delegato del Milan, riguarda la ripartizione dei diritti televisivi e, a proposito dell voci di commissariamento, il dirigente sentenzia abbastanza chiaramente: “Non è affar nostro”. A tal proposito, si è espresso anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Leggo che ci sono ancora dei divari sulle politiche sportive da portare avanti, molte persone le conosco e ci parlo. Io non faccio il tifo per niente e non vorrei il commissariamento. Ma, se non si dovesse arrivare nei tempi previsti dalle norme, il commissariamento è indispensabile”.
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