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LA JUVENTUS RICORDA LA TRAGEDIA DELL’ HEYSEL 30 ANNI DOPO

Era il 29 maggio 1985, e allo stadio dell’Heysel di Bruxelles, tutto era pronto per la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, detentore del trofeo. Passate da poco le 19, nel settore Z  gli hooligans inglesi iniziarono a caricare i sostenitori bianconeri, abbattendo una fragile rete che separava le due tifoserie. I pochi agenti di polizia presenti cercarono di garantire l’ordine a colpi di manganello ma il risultato fu peggiore del previsto: gli juventini cominciarono a correre verso il campo e il loro peso causò il cedimento di un muretto che crollò. Nell’impatto morirono 39 persone, di cui 32 italiani e altri 600 rimasero feriti.

“Non bisogna chiudere gli occhi, ma tenerli ben aperti per ricordare. Penso soprattutto al grande sogno di 22 giocatori infranto da certi ultrà. Le finali si dovrebbero sempre giocare con entusiasmo e gioia”, spiega Stefano Tacconi, portiere della Juve in quella partita. “Le notizie erano frammentarie, non si capiva se era morto un tifoso – aggiunge – oppure un centinaio. La Uefa ci aveva impedito di scendere in campo ma per fortuna un generale grande e grosso, con un po’ più sale in zucca, ci ha ordinato di giocare per evitare problemi più grandi: la curva juventina avrebbe voluto vendicarsi…”. La Juve vinse la Coppa dei Campioni e fu aspramente criticata per aver festeggiato in campo nonostante la tragedia andata in scena sugli spalti. “Sento sempre ripetere le stesse cose… – commenta Tacconi – La nostra festa era stata decisa dallo stesso generale alto due metri: ci ha obbligati a uscire dallo spogliatoio e andare sotto la curva bianconera, perché dovevamo tenere i nostri tifosi all’interno dello stadio”.

Eppure c’era stata qualche avvisaglia di quello che sarebbe successo, ancora prima che si cominciasse a gravitare intorno all’Heysel – ricorda il telecronista, Bruno Pizzul che commentò la finale – Giravano per la città delle macchine con altoparlanti, che invitavano gli appassionati ad andare per tempo allo stadio, anche se in possesso di biglietti regolari, perché girava una grande quantità di biglietti falsi. E infatti entrarono allo stadio molte più persone del dovuto, determinando un sovraffollamento nel settore in cui erano stati ammucchiati in maniera invereconda troppi tifosi inglesi. La situazione si fece critica quando gli hooligans debordarono verso il settore occupato dagli italiani, dai quali erano stati separati da una recinzione ridicola, quasi una rete da pollaio. L’impianto, era vecchio, fatiscente, con mura che davano davvero l’idea di poter crollare alla minima pressione. Tutti fattori che le autorità belghe avevano clamorosamente sottovalutato“. 

“Furono momenti angosciosi, in cui fui costretto a prendere decisioni dolorose – spiega ancora Pizzul – Ricordo un paio di ragazzi, che erano riusciti a raggiungere la mia postazione. Mi chiesero di dire alle loro mamme che erano vivi. Io risposi che non potevo accontentarli, per non far preoccupare le mamme e i parenti degli altri ragazzi presenti allo stadio, anche se mi rendevo conto che ai loro occhi avrei potuto fare la figura di uno senza cuore. E invece, con mia soddisfazione, qualche tempo dopo mi chiamarono per dirmi che avevano capito le ragioni della mia decisione. In casi del genere ti trovi ad affrontare dilemmi tremendi, perché la realtà da raccontare è assolutamente fuori dai normali parametri della cronaca“.

Oggi nell’anniversario, 30 anni dopo, la Juventus parteciperà a tre diverse cerimonie ufficiali: alle 19.30, nella chiesa della Gran Madre di Dio a Torino, verrà celebrata una messa insieme all’ “Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel” dove saranno presenti i giocatori della prima squadra, lo staff tecnico e i dirigenti della società. La tragedia sarà ricordata anche a Bruxelles, dove il club bianconero sarà rappresentato dal presidente del J-Museum Paolo Garimberti e da Sergio Brio, ex difensore e infine a Liverpool la squadra sarà presente con Gianluca Pessotto e con l’ex centrocampista Massimo Bonini. “Per troppi anni quelle 39 vittime sono state oggetto di scherno finalizzato unicamente ad attaccare i colori bianconeri: un’azione vile che non dovrebbe mai trovare cittadinanza in nessuno stadio e in nessun dibattito sportivo. Questo anniversario dovrà essere utile anche alla riflessione per evitare che simili comportamenti si ripetano” – così conclude un comunicato del club bianconero sul sito ufficiale per ricordare la tragedia.

 

redazione

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