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EUROPA LEAGUE: WATERLOO DI ROMA E INTER, TORO IL CUORE NON BASTA

E’ durato solo un turno il sogno di un’Europa League all’italiana. Gli ottavi di finale sono stati fatali a Roma, Torino e Inter che salutano la seconda competizione continentale, sia pur con sensazioni diverse. Da una parte il cuore granata che, nonostante l’1-0 non riesce a superare lo Zenit ed esce tra gli applausi. Dall’altra le debacle di nerazzurri e giallorossi, ferocemente contestati dai propri tifosi. Sorride la Fiorentina che passeggia sulle macerie della squadra di un Garcia sempre più in bilico. E passa anche il Napoli, a cui basta lo 0-0. Alla formazione di Vincenzo Montella bastano poco più di venti minuti per raddrizzare il pareggio interno 1-1 dell’andata e mettere al tappeto una Roma piombata in una crisi senza fine di gioco e di idee. Per i viola si spalancano così le porte dei quarti di finale di Europa League mentre i giallorossi, duramente contestati dai propri tifosi, dicono addio a quello che poteva essere il grande obiettivo stagionale visto l’abisso che li separa in campionato dalla Juve. Rudi Garcia decide di lasciare in panchina Totti per dare spazio al tridente con Florenzi e Ljajic a supporto di Gervinho. Dall’altra parte, invece, Montella lascia fuori Gomez lanciando Babacar al fianco di Salah. E’ proprio l’egiziano l’autore del primo tiro della partita dopo tre minuti con la palla che sfiora la traversa. I toscani manovrano con personalità ed al sesto trovano il calcio di rigore giustamente concesso da Cakir per fallo ingenuo di Holebas su Mati Fernandez. Sul dischetto Gonzalo Rodriguez batte due volte (la prima viene fatta ripetere per ingresso in area anticipato di Basanta, ndr) Skorupski e porta avanti i suoi. La reazione della Roma è quella di un animale ferito. I giallorossi provano a chiudere gli ospiti nella propria area e collezionano anche due interessanti occasioni con Pjanic e Torosidis ma l’errore clamoroso è proprio dietro l’angolo. Corre il minuto 17 quando Skorupski, cercando di evitare un calcio d’angolo, regala la palla a Marcos Alonso che appoggia il pallone in rete a porta vuota.

E’ un pugno che lascia stordita la Roma che cade definitivamente al tappeto solamente quattro giri di lancette dopo. Angolo per la Fiorentina e Basanta, lasciato colpevolmente solo, incorna la terza rete che fa scattare la dura contestazione dei tifosi giallorossi. Garcia è una statua di sale. Intanto in campo Torosidis lascia il posto ad Iturbe e Ljajic spara addosso a Neto da ottima posizione. E quando la Roma non sbaglia ci si mette anche la sfortuna con Borja Valero a salvare sulla linea un colpo di testa di Pjanic a portiere battuto. Intanto metà curva sud lascia il settore in segno di protesta. Prima dell’intervallo si fa male anche Keita e Garcia si gioca la carta Verde.

La ripresa inizia come era finito il primo tempo. Slalom incontenibile di Salah e palla che si stampa sulla traversa. Poi tocca a Babacar vedersi negare la gioia del gol da Skorupski mentre il momento no della Roma è fotografato pefettamente da Gervinho che, lanciato uno contro uno verso la porta di Neto, si fa recuperare all’ultimo istante da Basanta. L’unico avvenimento che fa scaldare gli animi dei romanisti è un solitario tentativo di invasione di campo da parte di un tifoso fermato dalle forze dell’ordine prima che possa entrare sul terreno di gioco. La partita si trascina stancamente verso il suo epilogo con i tifosi toscani in festa ed il resto dell’Olimpico in un silenzio surreale dove il rumore del secondo palo di giornata colpito da Salah rimbomba come in una valle di montagna. Gli ultras romanisti tornano in curva per riprendere la contestazione ma neanche i fischi ed i cori destano dal torpore una Roma con l’encefalogramma decisamente piatto. L’ex di giornata Ljajic completa l’incubo facendosi espellere a due minuti dal termine. La Fiorentina, più arzilla che mai, sogna invece in grande.

Crollo anche dell’Inter a San Siro. Per cercare la rimonta, Mancini schiera Hernanes a centrocampo e sceglie ancora Carrizo in porta. La coppia d’attacco è Icardi-Palacio. Hecking conferma Rodriguez in difesa, in mediana Guilavogui e Luiz Gustavo, nel tridente dei trequartisti gioca Caligiuri con Dost punta centrale. In panchina Schurrle. L’Inter parte subito forte e già al 4′ con Hernanes da fuori area impegna Benaglio. Il portiere dei tedeschi è decisivo al 22′, quando compie un autentico miracolo su conclusione in area di Icardi. Passano due minuti e il Wolfsburg gela San Siro: lancio sulla sinistra per De Bruyne, cross al centro e Caligiuri batte Carrizo. Ora all’Inter servirebbero 3 gol per andare almeno ai supplementari. La reazione della squadra di Mancini arriva solo nel finale, prima con due tentativi velleitari di Icardi e Kovacic e infine al 43′ con un inserimento di Guarin che a due passi dalla porte si vede respingere un sinistro a colpo sicuro da un super Benaglio.

Al Meazza c’è aria di contestazione e l’inizio di secondo tempo non aiuta l’Inter, con il Wolfsburg due volte pericolosissimo in contropiede con la coppia De Brruyne-Dost e con un tiro di Luiz Gustavo fuori di poco. Mancini boccia ancora Kovacic e manda in campo Kuzmanovic per dare più forzza al centrocampo. La squadra nerazzurra non molla e al 19′ Palacio chiama Benaglio a una super deviazione in angolo. Al 23′ ci prova dal limite Hernanes, che non vede Palacio tutto solo alla sua sinistra e calcia di poco fuori. Al 26′ l’Inter trova almeno il gol del pareggio con Palacio che scambia con Hernanes e questa volta supera Benaglio. Ma è solo una parentesi, perchè prima del triplice fischio finale dell’arbitro il Wolfsburg si riporta in vantaggio con un gol del neo entrato ex juventino Bendtner che su cross di Arnold batte Carrizo con una bella girata di destro.

Il Torino non riesce nell’impresa ma esce a testa alta. Nel suo 3-5-2 Ventura si gioca il carico da novanta con il tandem d’attacco Quagliarella-Maxi Lopez, con l’argentino che vince il ballottaggio con Martinez. La novità è l’inserimento di Farnerud al posto dello squalificato Benassi in mezzo al campo. In mediana confermati Gazzi ed El Kaddouri, sulle fasce agiscono Darmian e Molinaro. Trio difensivo formato da Maksimovic-Glik-Moretti, a protezione della porta di Padelli. Nelle file dello Zenit Tymoshchuk vince il ballottaggio con Ryazantsev per rilevare lo squalificato Javi Garcia a centrocampo. In avanti Rondon è il terminale offensivo, supportato da Hulk, Shatov e Danny. Primi minuti all’insegna della prudenza. Lo Zenit non ha nessuna intenzione di alzare i ritmi, da parte sua il Toro cerca di non scoprirsi troppo. L’Olimpico si scalda al 7′, quando Quagliarella verticalizza per Molinaro: l’esterno scavalca Lodygin di pallonetto, la palla timbra il palo e Neto salva, ma l’arbitro ha già fermato tutto per fuorigioco. I granata gradualmente prendono coraggio e cercano di assumere l’iniziativa. Una punizione di potenza di Farnerud, con palla che sibila accanto al palo, regala un brivido al portiere russo. Quindi è Maxi Lopez a provare la girata al volo in area, su sponda di Quagliarella. E’ poi l’attaccante napoletano a provarci su punizione: destro secco e palla deviata in angolo dalla retroguardia ospite. Sul successivo corner, Maxi Lopez non trova la deviazione vincente da pochi passi a porta praticamente, poi la difesa dello Zenit si salva. Buon momento dei granata, concentratissimi nel contenere i lampi dei russi ed ancora pericolosi in avanti.

Quagliarella, tutto solo sul secondo palo, spreca un’ottima occasione di testa, deviando con poca potenza il traversone dalla sinistra di El Kaddouri: Lodygin ha buon gioco nel fare sua la sfera. E’ un Toro sicuramente volenteroso e capace di impensierire la squadra di Villas-Boas, ma poco cinico: l’intervallo se ne va chiudendosi sullo 0-0. In apertura di ripresa schema su punizione del Toro che libera Glik dopo lo spiovente di Farnerud, il capitano trova l’incornata vincente in tuffo ma Jug annulla per offside. L’inizio dei granata è arrembante, lo Zenit fatica a ripartire. La partita si innervosisce: nei primi dieci minuti della ripresa, volano ben quattro cartellini gialli. Ventura, già carente di alternative in panchina, è costretto ad un cambio forzato: Farnerud accusa dolori al ginocchio, dentro Bovo. I minuti trascorrono inesorabili e al Toro servirebbe almeno un gol: ma, complice l’inevitabile stanchezza e l’atteggiamento prudente dello Zenit, la spinta granata non è più incisiva come nel primo tempo e i russi hanno molti più spazi. Ventura prova a dare la scossa all’attacco richiamando El Kaddouri e lanciando in campo la freschezza di Martinez: Toro a trazione anteriore.

Una fiammata improvvisa dei granata viene disinnescata da un doppio, prodigioso intervento di Lodygin sulla linea di porta: prima sul colpo di testa di Martinez, poi sul tap-in di Gazzi. Grandissima occasione per la squadra di Ventura ed enorme sospiro di sollievo per Villas-Boas. E’ il momento del tutto per tutto: Ventura inserisce un’altra punta, Amauri, per Molinaro. Martinez arretra a fare il centrocampista. Finale vietato ai cuori forti: prima Amauri vede il suo colpo di testa deviato da Lodygin in angolo. Poi, all’ultimo minuto, spunta l’incornata del solito Glik in mischia per l’1-0. E’ la rete che riaccende la speranza del Toro: ma arriva troppo tardi e l’arrembaggio finale, accompagnato dall’urlo dell’Olimpico, non porta frutti. E al fischio finale ad avanzare è lo Zenit. Peccato, davvero.

Poco più di un allenamento per gli uomini di Benitez. Primo tempo giocato in controllo da parte del Napoli, che gestisce bene i ritmi di gioco e anzi sfiora per ben due volte il gol che potrebbe chiudere il discorso-qualificazione. All’11’ è Mertens ad andare vicino alla segnatura con un destro a giro dal limite che supera Gabulov ma si infrange sulla traversa. Passano cinque minuti e ancora azzurri pericolosi con Callejon che, servito da Jorginhno, arriva in area e calcia diagonale con la palla che scheggia il palo e termina sul fondo. La difesa di Benitez questa volta regge bene: è attenta, non commette errori e di fatto non concede occasioni ai russi che si vedono annullare giustamente due gol per altrettanti fuorigioco. Dinamo pericolosa soprattutto sui calci da fermo.

La Dinamo ci crede ancora e inizia il secondo tempo l’attacco. Dopo 4′ russi pericolosi con un destro di prima intenzione di Kokorin che Albiol devia oltre la traversa. Il Napoli però è sempre molto presente e replica dopo una decina di minuti con Higuain che, lanciato in contropiede, si trova a tu per tu con Gabulov ma dopo averlo superato spara clamorosamente alto a porta vuota nel tentativo di eludere il recupero dei difensori avversari. Spinta da un ispitato Valbuena, la Dinamo aumenta il suo forcing ma la difesa azzurra ribatte colpo su colpo. Al 35′ russi vicini al vantaggio con Kuranyi che da ottima posizione manda un colpo di testa oltre la traversa. Intanto Benitez effettua i primi cambi, fuori Mertens e Gabbiadini dentro De Guzman e Hamsik. Proprio lo slovacco entra subito bene in partita, rendendosi pericoloso in un paio di circostanze in pochi minuti. Nel finale la Dinamo capisce che ormai non c’è più nulla da fare e per gli azzurri è un gioco da ragazzi portare a casa un prezioso ma storico risultato.

redazione

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